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Elvis Costello and The Roots – Wise Up Ghost And Other Songs

2013 - Blue Note
alternative/soul/pop

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Tracklist

1. Walk Us Uptown?
2.Sugar Won’t Work
3.Refuse to Be Saved
4.Wake Me Up?
5.Tripwire?
6.Stick Out Your Tongue?
7.Come the Meantimes
8.(She Might Be a) Grenade?
9.Cinco minutos con vos?
10.Viceroy’s Row?
11.Wise Up Ghost?
12.If I Could Believe?
13.My New Haunt?
14.Can You Hear Me?
15.The Puppet Has Cut His Strings

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Appena si sparse la voce di questa all’epoca presunta collaborazione, istantaneamente la salivazione aumentò così come pure il bisogno fisiologico di avere conferma di tutto ciò. Arrivata anche l’ufficializzazione cominciò la fibrillazione per l’uscita dell’album e con essa le aspettative generate dalla sola idea che 2 monumenti deambulanti del calibro di Elvis Costello e i The Roots potessero unire le forze ed i rispettivi talenti per addirittura un intero disco.

Poi arriva finalmente il fatidico momento, indossi le cuffie con la stessa cura con la quale un pilota di MotoGp sistema il casco, premi play ed ecco lì che appare pressoché subito quel dannato e subdolo sorrisetto da “bello, sì, però”, con quella cazzo di congiunzione avversativa a sintetizzare alla perfezione un album che pur girando benone non sorprende, non emoziona e che suona sostanzialmente come ce lo si aspettava, con il bicchiere così più 1/2 vuoto che 1/2 pieno.
Per capire, “Wise up ghost” non regge il passo di “Painted from memory”, vera e propria pietra miliare nata dalla collaborazione di Elvis Costello con Burt Bacharach, né tanto meno di “Wake up!” con i The Roots in versione buoni samaritani in grado di far fare un figurone al solitamente apatico John Legend, entrambi progetti che paiono partoriti senza alcun compromesso studiato a tavolino con righello e goniometro, ma basati unicamente sulla volontà e sul piacere di mettersi in gioco e di creare qualche cosa di effettivamente nuovo ed inedito.
Detto ciò, “Wise up ghost” è un bel disco, sia ben chiaro, con Costello a confermare un’ulteriore volta classe e carisma ed i The Roots a scandire il tempo con il loro groove e la loro ritmica, anche se in una versione più trattenuta e circoscritta rispetto a quanto ci hanno abituato. Alla fin fine però (aridaje!!) non si avverte quell’amalgama che da tali fuoriclasse è lecito attendersi, con anzi la netta sensazione di essere di fronte ad un’addizione più che ad una mescolanza di stili e talenti e con il pensiero che vola alla fredda sala di regia/produzione piuttosto che alla sudata ed adrenalinica live room.

Le probabilmente troppo esose aspettative sono state dunque ripagate solo parzialmente: un buon disco, ma purtroppo nulla di più. Peccato!

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=9lfhafgiONU[/youtube]

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