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Virginiana Miller – Venga Il Regno

2013 - Gibilterra
rock/alternative

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Tracklist

1. Due
2. Anni di piombo
3. Una bella giornata
4. Pupilla
5. Dal blu
6. Lettera di San Paolo agli operai
7. Tutti i santi giorni
8. Nel recinto dei cani
9. Effetti speciali
10. Chic
11. L'eternità di Roma

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Il 2013 della musica italiana, con l’uscita dei Virginiana Miller, somiglia molto ad un cerchio che si chiude. “Venga il regno” è un disco di amore e morte, di politica e religione astratte, di gioia e dolore. Ci avevano provato i Baustelle a trattare il tema nel loro criticatissimo “Fantasma”, a mio avviso una delle poche cose dotate di senso prodotte in quest’anno musicale nella nostra penisola.

Ci riprovano ora, a quasi ventanni di carriera, i Virginiana Miller, consci della lezione di Bianconi ma decisi ad arrivare prima e in maniera più diretta all’obiettivo perseguito. Non inganni la partenza indie di “Due”, senz’altro uno dei brani migliori, la felicità per il momento è ancora cosa degli altri e noi dobbiamo starcene buoni e fermi ad aspettare.
Quelli che stiamo passando sono decisamente “Anni di piombo”, anni di storie vissute in autostrada di notte, mentre ci si sposta da una città all’altra per vedere il proprio amore a distanza, in macchina solo con la radio a farci compagnia. Si riescono a percepire distintamente anche echi vascobrondiani: “stai tranquilla vado piano, quando arrivo poi ti chiamo/ da un telefono a gettoni / e ti dico che non mi hanno colpito le scosse/ non mi hanno rapito le brigate rosse….”.
Passata la notte inizia “Una bella giornata”, primo singolo in uscita, dalla melodia decisamente orecchiabile e capace di trasmettere la solita positività celata di angoscia perenne (“spegni tu la luce ma ogni cosa resta illuminata”).
Il disco non perde il filo permettendo anche ritorni ad atmosfere decisamente più rock come in “Dal blu”. Non mancano prove di estremo valore, come “Lettera di San Paolo agli operai”, un brano capace di descrivere la speranza in una fede tutta personale con introspezione e con un’interpretazione degna soltanto dei migliori giganti della musica italiana. Le stesse qualità le ritroviamo in “Tutti i santi giorni” dove l’amore si mescola alla ricerca di un paradiso del quale si teme in eterno l’esistenza stessa. “Nel recinto dei cani” tornano i temi politico-religiosi, per la prima volta in un inconfondibile stile baustelliano, che troviamo spesso nella parte finale del disco (“Effetti speciali”). I cori di “Chic” anticipano la chiusura affidata a “L’eternità di Roma”, brano in dialetto romano di eccezionale valore artistico. Pezzo di pregevole fattura anche letteraria, lasciatemi definirlo poesia, anche grazie alla citazione di Mameli nel ritornello (“le porga la chioma/ nell’eternità di Roma”).

“Venga il regno” è un disco maturo, apparentemente semplice, ma complesso nell’insieme delle tematiche, trattate con abilità artistica convincente, in modo spontaneo e senza scomodare troppo altri illustri antecedenti. E’ un cerchio che si chiude intorno ad un’annata difficile per il nostro Paese, dove i valori sembrano scomparire e riemergere in maniera repentina e sfuggente. Tutto questo ha lasciato dei vuoti all’interno del nostro vivere quotidiano, mancanze che solo attraverso un’attenta analisi interiore si possono recuperare, con la semplicità dei gesti e dei sentimenti che spesso congeliamo e tratteniamo in noi.
Proprio come se la felicità non fosse più una cosa che ci appartiene.

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