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Delay Lama – Hablacablah

2013 - Technicolor Dischi
progressive/experimental

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Tracklist

1. Electric Monk
2. E Ora Qualcosa Di Leggermente Diverso
3. Anyone Can Dance
4. Andropausa
5. Frankestein
6. Il Mostro Dell'Ala Trina
7. Tortocollo & Japanther
8. Muore la moglie e lui per il dolore la segue dopo poche ore
9. Post Industrial Age

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Hablacablah. Sembra una parola magica. L’inizio di una formula di qualche incantesimo con l’effetto di disorientare chiunque sia all’ascolto. Perché chi ascolta rimane perplesso e si pone delle domande su ciò che sta ascoltando: forse è Progressive, forse è qualcosa che si avvicina all’Industrial. Quel che è certo è che i Delay Lama hanno un’intenzione ben precisa: sperimentare, attraversare i confini musicali, rompere certe barriere, evadere il concetto di definizione”.

Non lasciatevi ingannare dal nome orientaleggiante che gioca al tempo stesso con il nome della massima autorità spirituale del buddhismo e con il nome di un jam pedal per chitarre e bassi: niente Tibet, è tutto made in Italy.
Nove tracce, tutte diverse tra loro con variazioni ritmiche inaspettate. La sorpresa è sempre dietro l’angolo, tra una traccia e l’altra e nella traccia stessa. Vario e insolito l’uso degli strumenti, la band usa praticamente di tutto: chitarra, basso, batteria, tastiera, sintetizzatore e altre “diavolerie” elettroniche, clarinetto, viola e sassofono baritono. Strumenti di ogni genere che i Delay Lama sanno come utilizzare per far sì che il risultato sia più particolare possibile.
“Frankenstein” forse è la traccia descrittiva di questo album: un mix completo di generi diversi messi in un unico insieme in modo tale da costruire un “mostro”, un gioiello di musica nostrana derivato dal disordine. In fondo, “qualcuno” diceva “bisogna avere il caos dentro di sé per generare una stella danzante”. I Delay Lama il caos dentro ce l’hanno e il risultato brilla come una stella.
Hablacablah è ciò di cui la musica italiana ha bisogno: novità, esperimenti nuovi, e il tentativo dei Delay Lama è coraggioso. Mischiare generi e strumenti differenti tra loro per ricavarne qualcosa di indefinito ma decisamente da apprezzare. Abbattere quei muri che limitano la creatività della musica. Esplorare nuovi lidi. Non deve essere sempre tutto ben etichettato, gli schemi possono essere infranti.

Album geniale e decisamente originale. Si rimane un po’ spiazzati all’inizio, ma poi vi piacerà se siete a caccia di nuove sonorità.
Speciali.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=ZrW5hm_YDqA[/youtube]

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