All’ombra degli Appennini abruzzesi nasce “Umano Disumano”, il primo album dei Disorchestra. Si tratta di un Indie Rock spensierato che non coincide con i testi ogni tanto enigmatici dalle tonalità scure. Il gruppo fonde alla perfezione questo dualismo: da una parte c’è questo Rock strano, un po’ Post-Rock, un po’leggermente Prog ma sempre molto piacevole, lento a tratti; dall’altra c’è il testo simbolico, fosco, denuncia di alcuni temi attuali.
La metafora è chiara: il disco è un’analisi delle varie sfaccettature dell’uomo e di ciò che lo circonda, gli aspetti più allegri misti agli aspetti più spaventosi. Il binomio della nostra natura, il bene e il male che è in noi e il bene e il male del mondo. Due cose ben distinte che però riescono a convivere benissimo, come il giorno e la notte. Un perfetto combaciare quindi di lati oscuri e di zone al sole che non disturba affatto. I Disorchestra vogliono farci riflettere su determinate questioni e lo fanno addolcendo i toni con il loro Rock morbido per niente sgradevole. Spiegano come l’umanità e il suo esatto opposto possono camminare su strade parallele, e a volte la differenza è così sottile che neanche la si nota.
Altro elemento del disco è la semplicità degli strumenti (chitarra, basso, batteria) . Date più di una chance a questo disco, probabilmente all’inizio sarete incerti. Ma, dopo qualche ascolto, apprezzerete davvero. è un lavoro autentico, dalle sonorità semplici e dalle parole che lasciano il segno. Niente di assurdo, ma senza dubbio interessante. Forse dovrebbero giocare di più con le melodie per le prossime volte, essere un po’ più fantasiosi. Ma questo album va bene così perché altrimenti si perderebbe l’essenza di “Umano Disumano” e il suo significato.
Un disco intelligente e un gruppo da tenere d’occhio.