Ultimamente c’è molto hype attorno alle spensierate sonorità acustiche dei Mumford & Sons, ma in realtà già una decina d’anni fa un drappello di band iniziò a proporre tali vibrazioni, di palese discendenza folk. Si chiamava new acoustic movement, e i più importanti gruppi in questione erano (sono) Kings Of Convenience, I Am Kloot, Starsailor e, appunto, Turin Brakes.
Proprio il duo inglese di Olly Knights e Gale Paridjanian taglia in questi giorni il traguardo del sesto studio album, eloquentemente intitolato “We Were Here”. Sebbene i fasti e la relativa sorpresa del fortunato “The Optimist LP” (2001) siano ormai acqua passata, i Turin Brakes non hanno infatti mai cessato di esplorare le potenzialità del genere, andando a implementare diverse trame sonore, ampliando gli arrangiamenti e approfondendo il discorso lirico, sempre a cura del buon Knights.
Il risultato di questi sforzi (documentati in divenire dalla collaborazione con Steve Albini) è un album corposo e concreto, che sintetizza le multiformi sfumature del duo, qui alle prese sia con pezzi completamente acustici e minimalisti (Part Of The World, No Mercy), sia con brani di più ampio respiro, talvolta vicini al soul-rock (Time And Money, Guess You Heard), altre ai limiti del country (Dear Dad, Erase Everything). Etichette e definizioni a parte, c’è parecchia esperienza nel lavoro dei Turin Brakes, che colmano fisiologici cali d’intensità con equivalenti dosi di mestiere, completando un album senza dubbio pacato e prevedibile, ma altrettanto caldo e confortevole.
Probabilmente qualche filler in meno e un pizzico di audacia compositiva in più avrebbero giovato alla riuscita complessiva di We Were Here”, soprattutto in termini di longevità d’ascolto, ma, data una rapida occhiata all’attuale panorama mainstream, non ci si può certo lamentare eccessivamente per gli affidabili ed esperti Turin Brakes.
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