In un imprecisato paese del Sud Italia vive la famiglia di Costantino, prete che ha abbandonato la vocazione a causa di un rapporto con una donna. Per questo l’ex parroco viene spinto da sua madre ad andare a vivere nel vicino faro, proprietà della famiglia, per stare lontano dalle ‘chiacchiere di paese’. Al tempo stesso però anche Rosa Maria, sorella di Costantino, arreca non poche preoccupazioni alla madre, a causa del suo recente ed inaspettato divorzio.
Rocco Papaleo ritorna a raccontare di sud Italia non più partendo dalla “sua” Basilicata, apparsa eloquentemente nel titolo della sua pellicola datata 2010; ma narrando quella che può essere la normale vita costituita dalle chiacchiere, dai pettegolezzi, e dal tranquillo iter quotidiano che circonda un qualunque piccolo centro abitato del meridione. C’è molto, anzi sicuramente troppo entro le mura comode e confortevoli costruite nei poco più di cento minuti di questa nuova pellicola. Il problema è forse costituito sia dal quantitativo eccessivo di storie e personaggi che vengono narrati e che si sovrappongono, che da una sceneggiatura troppo ‘politically correct’ che si muove entro differenti piani narrativi, cercando di stringere l’occhio a differenti morali quali: il mutuo soccorso fra conoscenti e amici, per finire con l’amore che non deve trovare barriere di alcun tipo, né di sesso né di convenienza. Alla fine lo sforzo di Papaleo riesce a strappare come sempre un sorriso, ma non riuscendo a colpire nel segno come invece era riuscito con “Basilicata coast to Coast”. Un peccato del tutto veniale però per un regista di livello che immaginiamo ancora ben carico di storie da raccontare.
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