SLEIGH BELLS – Bitter Rivals

La formula degli Sleigh Bells è ben sperimentata, lubrificata, funzionante. Sono al terzo album effettivo, hanno visto i loro pezzi inseriti in pubblicità, serie tv, film di discreto successo (l’unica cosa discreta del film).

Forse per questo non hanno voluto cambiarla, forse per questo sembra di rivivere un passato già visto. O addirittura non si riescono ad accontentare e hanno reso il tutto più pop, più vicino al pubblico medio, più ascoltabile. Stanno cominciando a perdere la parte “noise” del “noise pop” nel quale tanto si identificano: un esempio lampante è la rivalsa della voce su tutti quei suoni onnipresenti, qui come nel passato, in ogni traccia. C’erano pezzi in cui la confusione mossa era tale da rendere impossibile percepire la voce come qualcosa in più di un altro strumento; qui, anche in pezzi particolarmente caotici come Sugarcane, si avverte una voce sempre chiara, mai in secondo piano.
Sing Like a Wire è simpatica, divertente, riesce ad inserire qualcosa di nuovo (non per forza bello, ma nuovo). Young Legends è pop da fare star male, si fatica a capire cosa sia successo. Poco altro spicca tra i dieci pezzi, se non per aspetti negativi (Love Sick, la traccia finale, potrebbe appartenere al prossimo album di Hanna Montana e pochi si chiederebbero perché: “just because you can doesn’t mean you should”, cosa che dovrebbero tenere più presente loro stessi).

Se fosse un primo album conterrebbe qualche pezzo degno di nota, qualcosa che se ne va in una direzione ben poco battuta. A questo punto della carriera si rende una ripetizione del già fatto con coronamenti atti a coinvolgere quella fascia di pubblico che disgusta la troppa diversità dei suoni tipica dei lavori precedenti.

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