Sappiate che questa volta non avete scuse. Non potete dire “non ho tempo di ascoltare questo album, lo farò quando sarò più libero, meno impegnato sul lavoro, ho molte cose da fare”. Cazzate. Ascoltare questo album è un’attività che vi impegnerà per soli sette minuti. Avete capito bene. Tempo di caffè e sigaretta quindi.
Qui il brano più lungo dura due minuti e diciassette secondi. Se il brano più lungo dura così poco, quanto dura quello più corto? Ben trentuno secondi. I Meteor, a quanto pare, non amano dilungarsi troppo in chiacchiere. E fanno bene. Basta con i giri di parole, con i discorsi senza fine, con gli assoli che durano mezz’ora, con gli album interminabili di un’ora e mezza. Non c’è tempo, siamo troppo occupati. Bisogna essere chiari, brevi. Arrivare al punto. Niente “bla bla bla” con il vicino di casa. Troppe parole, uno spreco di parole. Parole che i due di Brescia nei loro brani non usano affatto: il tempo non è l’unica cosa preziosa, anche il fiato lo è. A parte un simpatico “lalala” alla fine di “X” non sentirete più nessuna voce. Ma su una cosa fondamentale questi due ragazzi non hanno risparmiato: la fantasia. Anzi, ne hanno proprio abusato. E il risultato è quanto di più strano e geniale possa uscire dalla mente umana. È noise sperimentale allo stato puro, il caos per eccellenza. Sette deliri, uno più folle dell’altro. Un’allucinazione, un sogno ad occhi aperti fortemente deformato. Il disordine che spezza qualsiasi regola, l’evasione completa dalla realtà. Un’esperienza quasi mistica. Un viaggio in un universo parallelo. Un giro in un luna park alieno, su e giù sulle montagne russe. Elettronica mista a strumenti distorti.
Lasciatevi andare ma ricordatevi di allacciare bene le cinture di sicurezza. Bisogna andare veloci, ogni secondo è oro. Non abbiamo mica tempo da perdere. E non fate le carogne: sette minuti liberi li avrete, no?