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Interviste

Intervista a SOLE (Tim Holland)

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Abbiamo intervistato Sole aka Tim Holland, artista e produttore iperproduttivo, poliedrico e cofondatore nel 1997 della Anticon, storica label indipendente di stanza nella San Francisco Bay Area.

Il tuo profilo Bandcamp è ricco di uscite, sotto vari pseudonimi tra l’altro, cosa alquanto strana in un mondo come quello musicale nel quale tutto è studiato a tavolino e con cronometro alla mano. Da dove viene una simile iper produttività?
La musica per me non è mai stata una scienza, non sono mai stato cioè il tipo di persona che spende un mese scrivere una canzone. Io cerco di elaborare tutto quello che vivo, libri, conversazioni, film, viaggi, esperienze e quando ho qualcosa da dire ed ho un beat giusto la scrivo e così nasce il pezzo. Il mio programma di lavoro ideale vede la realizzazione di un album in un periodo di 3-6 mesi, 3-5 mesi di lavoro con l’etichetta per preparare il tutto e poi trascorrere altri 6 mesi in tour. Per me da sempre la parte più divertente è la musica, la scrittura e la ricerca, così maturando ho voluto trovare nuovi modi di fare musica, creando diversi tipi di progetti per differenti tipi di stati d’animo: quando ho esaurito le parole faccio un album strumentale sotto l’effige Whitenoise, quando voglio fare cazzate assurde su beat gangster rilascio Nuclear Winter mixtape, quando voglio fare roba sperimentale sui miei beat faccio un disco come Mansbestfriend, mentre quando voglio lavorare con altri produttori lo chiamo Sole. Viviamo in un mondo in rapida evoluzione e io voglio assolutamente evolvermi con esso, documentarlo, affrontarlo.

Nella tua Wiki biografia sono citate molte città. Voglia di scoprire o paura di fermarsi?
La mia è la prima generazione americana ad avere più persone che vivono e lavorano al di fuori delle città nelle quali sono nati rispetto a quelli che invece sono rimasti nell’ovile. Mi è sempre piaciuto vivere in luoghi diversi ed avere differenti esperienze. Ma è anche importante vivere in un luogo dove ci sono persone intelligenti che fanno roba cool, buon cibo e cultura elevata. Per tutti questi motivi credo che prima o poi tornerò in Colorado, ma nulla è scolpito nella pietra!

Come giudichi lo stato di salute del rap USA? Hai artisti preferiti o qualche nome da segnalarci, anche non rapper ?
Penso che la musica popolare in generale negli Stati Uniti sia abbastanza patetica. Nella peggiore delle ipotesi rafforza i simboli peggiori del capitalismo, nella migliore invece rappresenta nient’altro che un’insensata fuga dalla realtà che ci circonda. Ci sono poche e rare eccezioni: ultimamente sto assorbendo un sacco di influenze da artisti come Ramshackle Glory e Andrew Jackson Jihad, con la loro musica folk ben scritta, che prende una posizione e che parla in modo intelligente dei tempi che stiamo vivendo.

In Italia con il rap si vive solo se si ha la giusta immagine e se si vende l’anima, tutto questo nonostante Internet e le sue possibilità illimitate. Come funziona negli Stati Uniti?
Qua è esattamente la stessa cosa, una corsa verso il basso. Ma c’è un altro modo, ed è il mio modo di vivere … Avere un’etichetta “do it youself” strutturata in modo da poter raccogliere i frutti del proprio lavoro e senza dover fare musica terribile per campare. Internet non è poi la tecno-utopia che abbiamo sognato, è solo un’estensione di noi e delle nostre società, dove portiamo tutti i nostri bagagli che poi la tecnologia digitale ingrandisce, espande, condivide. Qualcuno guardando dallo spazio potrebbe pensare che la nostra cultura adora i gatti….

Nella recensione di “Crimes against totality” ti ho dipinto come una sorta di cantautore che usa il rap per descrivere i propri sentimenti e punti di vista. Ti ritrovi oppure ho scritto un sacco di merda?
Sì, mi ci ritrovo. L’unica cosa che vorrei aggiungere è che mi piace che la mia musica sia “interventista”, propositiva, che sfidi lo status quo e che possa fungere da stimolo alla proattività mentale. La mia musica funziona se spinge la gente a saperne di più e pensare in modo più critico.

La crisi economica è ancora lì a mordere le caviglie. Alcuni Paesi come Stati Uniti sembrano essere sulla buona strada, mentre altri come l’Italia danno l’impressione di non aver ancora capito il nuovo scenario. Cosa ne pensi di Obama? E come vedete l’Italia e il vecchio continente?
Beh, io credo che nessun politico voglia veramente “capire” la crisi o se lo fa non voglia dire quello che realmente è. La crisi è il capitalismo stesso, la vita con risorse limitate, controllate da pochi e tutti gli altri esseri umani che divengono sempre più poveri. Politici che non imparano mai dagli errori del passato e fanno le stesse cazzate più e più volte, sanandole poi con cerotti temporanei nella speranza che la patata bollente si raffreddi oppure che passi a qualcun altro. In tutto questo Obama non è diverso da qualsiasi altro politico, anzi ha ampliato tutte le politiche peggiori di Bush. Tutti i governi “occidentali” stanno cercando unicamente di mantenere il potere senza migliorare la qualità di vita della popolazione, il fascismo è in aumento in tutto il mondo così come pure l’austerità, mentre la qualità della vita delle persone che lavorano è notevolmente in declino. Ecco, questa è la formula per una rivoluzione globale….

E infine un bilancio del 2013, il suo personale e sul mondo in Cui viviamo, e una speranza per il 2014.
Il 1° gennaio 2014 festeggio il mio decimo anniversario di matrimonio! Musicalmente ho molti progetti per quest’anno: produrre dischi di altri artisti, uscire con il mio lavoro principale “Death drive” in coppia con Pain1 e pure un nuovo album strumentale a marchio “Whitenoise”, questa volta con la collaborazione di mia moglie. Sarò poi in tour con uno dei miei artisti preferiti, Pat The Bunny, e lavorerò su un sacco di altri progetti. Sono convinto che il 2014 sarà un anno davvero fantastico.

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