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Peter Gabriel – And I’ll Scratch Yours

2014 - Real World Records
pop

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Tracklist

1. I don't remember (David Byrne)
2. Come talk to me (Bon Iver)
3. Blood of eden (Regina Spektor)
4. Not one of us (Stephen Merritt)
5. Shock the Monkey (Joseph Arthur)
6. Big Time (Randy Newman)
7. Game without frontiers (Arcade Fire)
8. Mercy Street (Elbow)
9. Mother of violence (Brian Eno)
10. Don't give up (Feist ft. Timber Timbre)
11. Solsbury hill (Lou Reed)
12. Biko (Paul Simon)

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Il nuovo lavoro di Peter Gabriel ha avuto una gestazione piuttosto difficile. Progetto nato nel 2009 e previsto in uscita nei primi mesi del 2010, ha subito continue rivisitazioni sotto l’occhio vigile del musicista del Surrey fino a spingersi ai giorni nostri per vedere la luce.

Nato come una sorta di “pegno” da pagare da parte di tutti i colleghi che avevano prestato le loro opere al rimaneggiamento da parte di Gabriel in Scratch my back del 2010, questo And i’ll scratch yours torna, appunto, come riflesso dello specchio di quanto approntato nel suo gemello “eterozigote”. Tornano in serie gli artisti presenti in Scratch my back introducendo un’intera carriera di un musicista che ha prodotto tutto e tutti, che ha sperimentato di tutto e che ha rivoluzionato tutto. Il concetto di “tutto”, insomma, abbraccia lo schema definitivo di And i’ll scratch yours.
Nel computo delle dodici tracce dell’album compaiono anche un paio di “new-entry” piuttosto interessanti, che sfruttano l’enorme malleabilità degli incastri di Gabriel, un archivio infinito di suoni che non lascia indifferente proprio nessuno e che passano dalla Come talk to me di Bon Iver, alla Games without frontiers degli Arcade fire. Le riletture sono attuali, coinvolgenti e non rovinano affatto i solchi scavati dalle versioni originali non soffrendo, oltretutto, la vicinanza con mostri sacri come Brian Eno, infallibile con Mother of violence, e Paul Simon, nella magnifica rilettura di Biko. Il lavoro ultimato manca di un paio di “restituzioni di favori” visto che nel precedente Scratch my back comparivano anche brani di David Bowie e di Neil Young. A prendere il posto dei sopracitati ci pensano Joseph Arthur con la classica Shock the monkey e Feist con un’esecuzione indimenticabile di Don’t give up. Un lavoro che si compie appieno con un tocco di classe dall’elevatissimo livello emozionale grazie a Solsbury hill eseguita dal compianto Lou Reed, un graffio che non coagula e che ancora perde sangue caldo.

And i’ll scratch yours non può non essere un album eccellente, non può non guadagnare punti importanti in qualsiasi classifica. Si tratta dell’ennesimo rigurgito del musicista praticamente perfetto, il grande saggio ha scavalcato la collina portando con se le tavole incise dalle quali è possibile apprendere il verbo. Indelebile.

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