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Resistor – First World Problems

2013 - Autoproduzione
Synthpop

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Tracklist

1. Firs World Problems
2. Keep It To Yourself
3. Lightning And Distance
4. Narcissist
5. Insecure
6. I'll Refuse
7. Everyone I Know
8. All I Want To Do Is Strum My Ukulele
9. Ingenue
10. Everyone I Know
11. Vincent Van Gogh
12. Choose Your Parents Well

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“Real songs for synthetic lives”: ecco come Resistor, al secolo Steve Goldberg, definisce il suo esordio synth-pop in undici brani “First world problems”.

“I first world problems sono frustrazioni che affliggono solo i privilegiati. E’ un album quasi totalmente elettronico e pop senza ambiguità. Dietro synths new wave, drum machine iperattive, armonie vocali truccate, chiede: Perchè bramo i riflettori? Li merito? E perchè a qualcuno dovrebbe importare ciò che ho da dire? (…) Ho scritto questi brani durante un anno di disoccupazione. Le mie risorse finanziarie ed emotive erano in rosso , così ho iniziato a fare canzoni solo con un computer e la mia voce, ed è nato Resistor.” così Steve Goldberg racconta la genesi del suo debutto a Linne Magazine.
E quello che ne è venuto fuori è di valore, dato che a manovrare quel computer c’era un tipo di talento.

E’ interessante notare come quelle descritte da Steve sono le classiche ossessioni dei giorni nostri, in cui ognuno è alla disperata ricerca dei suoi quindici minuti di celebrità, ma possono essere anche, come in questo caso, i dubbi di un artista. Allo stesso modo degno di nota è che le ossessioni tipiche del nostro tempo si incrociano, in questo album, a sonorità apertamente e sfacciatamente anni ’80.
Ecco i primi due motivi che rendono affascinante questo lavoro; il terzo è la musica.
Scommetto che per gli estimatori del genere sarà un piacere vedersi catapultati negli anni ’80 ascoltando questo album.
Un certo humor nero che percorre le tracce è un’ altra delle carte vincenti che contribuiscono a rendere First world problems così affascinante: una musica che per certi versi ricorda le vignette di Joan Cornellà (beh, senza arrivare ai suoi picchi cinici e splatter), un tripudio di colori, di sorrisi, ma implacabile l’humor nero, che qui a volte nei testi si trasforma in malinconia e consapevolezza amara dell’incomunicabilità tra gli uomini.
E in tutto questo è un electro soave, a volte persino si affacciano suoni dal sapore natalizio, a metà tra humor nero e soavità.

La title track cattura subito con il suo ritmo accattivante.
In Keep it to your self i cori perfettamente miscelati danno un tono canzonatorio, o meglio spensierato, che arricchisce il brano, mentre Lightning&Distance è un coinvolgente gioco di luci stroboscopiche.
Narcissist ha un sapore da crooner nel cantato, I’ll refuse è più melodica, con toni da luna park.
All I want to do is strum my ukulele è genuinamente naif e spiritosa, Ingenue rarefatta.
Vincent Van Gogh, la punta di diamante dell’album, è “un inno synth pop per un uomo che muore dalla voglia di sollevarsi dall’oscurità” o “un artista che sta morendo dalla voglia di ricevere attenzione”, una nostalgia e malinconia colorata.

Certo ha ricevuto la mia attenzione, perchè così merita. Un album che ha molto da dire e al contempo sa intrattenere, promosso a pieni voti. Ansiosa di sentire altro da Resistor, mi auguro che questo lavoro abbia la risonanza che merita.

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