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AFTERHOURS – Orion, Roma, 28 marzo 2014

afterhours

Che cos’è Hai paura del buio?
Un disco, composto da 20 pezzi, uscito 17 anni fa, grazie all’etichetta discografica Mescal (che ci ha visto lungo), irriverente, che se la prende con la gentaglia che abita il pianeta, duro e sicuramente di impatto ma sa anche come far sciogliere ed eccitare;
un festival culturale e itinerante che ha visto la partecipazione di artisti tra cui poeti, scrittori, ballerini, attori e cantanti;
una nuova scoperta, grazie alla pubblicazione della Universal che prevede due dischi: il primo fedele all’originale rimasterizzato completamente e un secondo che vanta collaborazioni con artisti del calibro di Mark Lanegan, Eugenio Finardi, Piero Pelù, Il teatro degli orrori ecc ecc.
Non si capisce bene cosa abbia spinto gli Afterhours a fare le feste all’album a 17 anni dalla sua uscita, ma poco conta. Di questi tempi un po’ precari un salto negli anni ’90 è quello che ci serve.
Meno un mese di tempo per riproporre all’Italia il disco più duro degli Afterhours, noi gli abbiamo visti nella capitale.

Ci troviamo all’Orion, ex discoteca riadattata a sala concerti, non vanta né un grande palco né una grande acustica, ma comunque dello spettacolo si può godere ugualmente. Fedeli all’orario scritto sul biglietto, alle 22 prendono posto sul palco, Prette prende spazio davanti al microfono centrale e come i vecchi tempi, battezza il concerto con il pezzo che apre il cd e recita la frase “Hai paura del buio?”, il pubblico parte e si scatena con la blasfema “1.9.9.6.” e con il pezzo simbolo del disco “Male di miele”, la calma di “Elymania” e di “Pelle” viene subito destabilizzata da “Dea”, pezzo punk che rompe l’equilibrio iniziale e le prime file iniziano a risentire di questa potenza, la transenna che diventa un tutt’uno con la carne non è cosa nuova, ma è sempre come fosse la prima volta e poi pezzi apparentemente calmi sono pronti ad arrivare in soccorso. “Terrorswing” però non rispetta questa logica e il pezzo successivo, “Lasciami leccare l’adrenalina”, lascia in debito d’ossigeno, ma niente, non è abbastanza, la potenza del cd si deve sentire TUTTA, si deve sentire anche il giorno dopo tramite i lividi e le ossa doloranti, ma questo, a noi animali da sottopalco piace da morire. Manuel lascia la chitarra e parte “Veleno” (strano che non si sia sputato addosso come in genere fa), Iriondo invece ha all’apparenza un simil attacco di epilessia e trasmette tutta l’energia che può.
Termina la prima parte e il pubblico sa che sta per arrivare Germi, i 6 entrano, in evidente imbarazzo sul palco travestiti da bambine, e il delirio la fa da padrone, “Germi” infetta chiunque, ma la potenza di “Siete proprio dei pulcini” non si batte, o forse è solo colpa della stanchezza che inizia a farsi sentire.
Abbandonano il palco per rientrare qualche minuto dopo, Manuel chiede un po’ di attenzione per leggere un passo di Edward Bond in solidarietà agli occupanti dell’Angelo Mai di Roma, bel discorso e un lungo applauso, la folla è d’accordo.
A concludere qualche pezzo di Padania e la classica uscita con “Televisione”.

Dopo averli visti live giusto una decina di volte, gli Afterhours sembrano non aver perso il colpo, energici come 17 anni fa con “Hai paura del buio?”, Agnelli e compagni si dimostrano indubbie icone della musica italiana e della storia musicale del nostro paese.

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