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M’Importa ‘Na Sega #9: VICTOR JARA – Te Recuerdo

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È giovedì ma io no. L’unica rubrica derubricata in partenza nasce in un giorno di neve fitta sull’appennino e di pioggia stronza dentro casa mia.
Per interrompere il conato di bestemmie in corso ho pensato di aver bisogno di fare una cosa bella e inutile.
Come questa, ossia raccontare attraverso particolari storie (quanto più possibile non troppo note) di musicisti, dischi, canzoni e concerti, prestando ad essi ulteriori spunti a tema, equivoci maldestri e ricami personali con pretesa assoluta di incompletezza e strettamente ove impossibile e fuorviante, come fosse antani.

M’Importa ‘Na Sega #9: Victor Jara – Te Recuerdo

Questa è una delle più commoventi storie che la musica possa raccontarci, oltre alla dimostrazione per eccellenza di come si possa fermare tutto, ma non la musica. Una storia di utopia socialista, amore, speranza. E poi, di colpo: l’esercito, il campo di concentramento, una morte atroce, un silezio abominevole, quando non un placido assenso.
Victor Jara è un cantautore e regista teatrale di quel Cile che visse, pur brevemente, il sogno d’una civile e umanizzante democrazia sovrana e autonoma attraverso la figura di Salvador Allende, che appoggiò e di cui seguì il tragico destino mosso dalla CIA, Kissinger e Nixon attraverso il golpe che portò Pinochet al potere. Un uomo del popolo, che ha cantato per il popolo, ed è morto con esso, insieme al sogno di una nazione dalla parte dei più deboli.

“La vita è eterna in 5 minuti”

victorjara

Victor Jara nasce nel 1932 da una famiglia di contadini. Una volta giovane e con maggiore autonomia, decise di prendere la via del seminario per volontà di solitudine e introspezione, senza trovare quella vocazione che attendeva da se stesso, ed allora divennè, negli anni, cantore di piccole storie di povertà e duro lavoro, di grandi amori e sogni ideologici che presero corpo e furono massacrati dal colpo di stato.
La sua voce luminosa, limpida, che si sovrappone a rintocchi essenziali di chitarra, crearono eccezionali trame latine, sempre malinconiche e delicatissime, un sole che insiste ad affacciarsi all’orizzonte in un presagio di crepuscolo che ne modula l’umore. Inevitabili, dunque, i contatti con l’altra grande anima cilena del tempo, Pablo Neruda, con cui era in rapporto di amicizia e stima, oltre che di militanza attiva nel Partito Comunista.

Quel Cile era dunque una terra di cantori, poeti e grandi sogni socialisti. Era il Cile di Allende, che tolse alle aziende U.S.A. le miniere con cui esse riducevano i lavoratori a morire di fame o di miniera e spolpavano il popolo d’una sua grande risorsa, tolse plusvalenze agricole per garantire la democratizzazione delle terre e dei profitti che ne derivavano, annunciò una sospensione del pagamento del debito estero e al tempo stesso non onorò i crediti dei potentati economici e dei governi esteri, non riconoscendo il sistema vigente come accettabile, con le conseguenze che oggi, a distanza di 40 anni, vediamo ancora più chiaramente, oltre ad altre azioni di governo che scatenarono la contestazione della alta  borghesia cilena e non solo.
Era troppo, non per il suo Cile popolare che l’aveva eletto democraticamente ed era abituato a non avere niente, ma per chi lo aveva sfruttato, e doveva continuare a sfruttarlo, gli U.S.A., mandanti, oggi riconosciuti persino da fonti e documenti ufficiali,  del colpo di stato e di una delle più terribili dittature di ogni tempo, l’era di Pinochet, incoraggiandone i metodi di deportazione e tortura che il generale adoprò senza tregua per 17 anni.
Era troppo per ciò che il Cile poteva pretendere da se stesso ed arrivò così il colpo di stato dell’11 Settembre 1973 di cui i mandanti ebbero a dire, rappresentati da Henry Kissinger: “Non vedo alcuna ragione per cui ad un paese dovrebbe essere permesso di diventare marxista soltanto perché il suo popolo è irresponsabile. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli”.

Se tu non vai dalla democrazia a stampo capitalista, è lei a venire da te, quindi, con le buone o con le cattive. Ma furono esageratamente cattive, le maniere forti dei golpisti ed a farne le spese furono anche Allende e Jara stessi. “L’esercito guidato da Pinochet attaccò cingendo d’assedio il Palazzo Presidenziale, via terra e bombardandolo con dei caccia di fabbricazione britannica. Jara, lo sorpresero all’università. Fu preso prigioniero insieme a numerosi alunni e professori. Condotto allo “Estadio Nacional de Chile”, trasformato in campo da concentramento, vi rimane prigioniero diversi giorni. Secondo alcune versioni, fu qui torturato a lungo, colpendogli le mani fino a rompergliele con il calcio di una pistola. Il 16 settembre fu comunque ucciso a colpi di pistola. La vedova, Joan Jara, ha smentito che gli siano state strappate le unghie e altre torture alle quali si dice sia stato sottoposto. Joan Jara racconta: “Aveva un’espressione di enorme forza, di sfida, gli occhi aperti””.

Oggi, persino le peggiori dittature hanno capito che non è consigliabile dare nutrimento ai poeti fornendo esse stesse i martiti, morti per la libertà che incarnavano, che catalizzano la resistenza e creano idoli eterni. E’ la storia di Che Guevara, di Allende, e di Victor Jara. Le sue canzoni oggi suonano un messaggio eterno, d’amore, speranza, semplicità nella terra e fratellanza degli uomini.
Queste furono le sue ultime parole, appuntate su un foglio poco prima di essere ucciso:

“Canto, come mi vieni male
quando devo cantare la paura!
Paura come quella che vivo,
come quella che muoio,
paura di vedermi fra tanti, tanti momenti dell’infinito
in cui il silenzio e il grido sono le mete di questo canto.
Quello che vedo non l’ho mai visto
Ciò che ho sentito e che sento
farà sbocciare il momento

Dopo averlo ucciso, i militari cileni non solo proibirono la vendita dei suoi dischi, ma ordinarono la distruzione delle matrici. Ma la storia seguì, pur lentamente, un altro corso, ed oggi, centinaia di artisti e appassionati cantano le sue canzoni.
Qui, la sua canzone più celebre, “Te recuerdo Amanda”, e un invito a far risuonare anche in casa vostra un eco d’amore che ancora oggi sa scuotere le sorti del mondo e farci innamorare del nostro futuro, amando quest’istante delicato nella voce e nella musica di Victor Jara.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=GRmre8ggkcY[/youtube]

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