Quando il lavoro migliore che una band ha sfornato negli ultimi cinque anni è una raccolta di cover, anche il recensore meno esperto sente puzza di pesce “fracico” da almeno un chilometro. Così fu per i Simple Minds, per dirne una, e così è per i Clan of Xymox che, dopo appunto il discreto Kindred Spirits, ritornano con una manciata di pezzi nuovi che convincono così così.
Dico arrivano, ma sappiamo bene che l’unico attualmente a reggere il nome è Ronny Moorings, le cui tendenze gothicheggianti nel 2014 iniziano a suonare alquanto telefonate. L’ultimo lavoro che aveva qualche pezzo memorabile era, forse, Creatures, ma per il resto non mi viene in mente altro.
Con Matters, gli Xymox dimostrano nuovamente di non avere granché di nuovo da dire e lo fanno allungando ogni pezzo oltre i sei minuti, col prevedibile risultato che la quantità regna sulla qualità.
E per quanto la press release possa spingere come non mai sull’emotività dei pezzi, in realtà l’intero album suona alquanto spento e senza scossoni di sorta che possano interessare l’ascoltatore già svezzato.
Se siete ancora svegli dopo l’interminabile intro, scoprirete che She is falling in love fallisce a decollare melodicamente, mentre dietro I Close my Eyes sembra esserci un pezzo stile Depeche Mode epoca 1981/82 pronto a esplodere, peccato le polveri siano bagnate. Your Own Way prova a speziare le cose con un andamento allegramente danzereccio, ma Moorings continua ad avere la stessa identica tonalità degli altri pezzi e ogni vaga idea di entusiasmarsi va a farsi benedire. E quale modo migliore di chiudere che non con un altro bel pezzo strumentale?
Sia chiaro, io sto qui a sparare a zero su Matters of Mind, Body and Soul ma, non discostandosi granché dal seminato, si tratta di un album non disprezzabile per chi è appassionato del genere darkwave e dintorni, anzi, il fan qui troverà parecchio pane per i suoi denti. Allo stesso tempo, però, considerando gli importanti trascorsi di Moorings è giusto aspettarsi ben altro che questo livello di songwriting soporifero sparso per più di sessanta interminabili minuti.