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M’Importa Na Sega #16: DAVID BOWIE – Dream Report

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È giovedì ma io no. L’unica rubrica derubricata in partenza nasce in un giorno di neve fitta sull’appennino e di pioggia stronza dentro casa mia. Per interrompere il conato di bestemmie in corso ho pensato di aver bisogno di fare una cosa bella e inutile. Come questa, ossia raccontare attraverso particolari storie (quanto più possibile non troppo note) di musicisti, dischi, canzoni e concerti, prestando ad essi ulteriori spunti a tema, equivoci maldestri e ricami personali con pretesa assoluta di incompletezza e strettamente ove impossibile e fuorviante, come fosse antani.

M’Importa ‘Na Sega #16: David Bowie – Dream Report

Mentre fuori infuriava la tempesta, il mio inconscio ha ingigantito un tantino la faccenda: un uragano improvviso si abbatte sulla terrazza dove con alcuni amici accomunati dalla passione musicale stiamo festeggiando la laurea di uno tra questi (fatto reale avvenuto solo due giorni fa, e bravo inconscino mio!). Poi l’uragano si trasforma in tornado che strappa via la terrazza dal resto dell’edificio con tutti noi sopra. Parapiglia, persino nel sogno non capisco una sega di quello che avviene nell’occhio del ciclone (peccato! che occasione sprecata). Atterriamo su un grande prato, vicino a un palco, nessuno si è fatto un graffio. Ci guardiamo intorno per capire dove siamo finiti, scorgiamo un poster vicino a un gazebo. E’ in programma il concerto di David Bowie, il poster recita sold out ma prima ancora di bestemmiare nel sogno ci accorgiamo che siamo dentro le recinzioni. Entusiasti ma non increduli, come solo nei sogni accade, prendiamo posto in prima fila. Inizia il concerto con “Absolute Beginners”, in assoluto la mia canzone preferita di Bowie per tutta la durata del sogno, e penso che è tutto incredibile quello che sto vivendo, persino al fianco dei miei migliori amici, che è come in un sogno (evidentemente il mio inconscio era già alla quarta birra). Mentre decido sul momento che quella canzone verrà suonata al mio funerale la scaletta va avanti e non ci si crede: è perfetta, sembra l’abbia scritta io. Il Duca Bianco in formissima, ci concede anche diverse smorfie, è ancora bellissimo nonostante gli anni, il carismo manco a dirlo ci ha solo guadagnato. Finisce il concerto con “Rock’n’roll Suicide”, la seconda canzone precisa di cui mi ricordo oggi anche se ne sospetto almeno altre 274 per un concerto-maratona di 42 ore in cui noi non ci sediamo MAI, nè mangiamo (qualche birra forse c’era, dicevo).

Fine del sogno.

Appena mi sono svegliato sono partito in quarta per scrivere il live report. Poi mi sono fermato inebetito, appena sveglio ma già al secondo capoverso. Ho pensato che forse è il caso che smetta di bere il limoncello della mamma prima di andare a letto, oppure che è opportuno farmi visitare da un neurologo. Con urgenza.

And the clocks waits so patiently on your song, dice la canzone.

Stanotte vado a letto presto.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=9jg4ekLG9Zo[/youtube]

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