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Sharon Van Etten – Are We There

2014 - Jagjaguwar
songwriter/folk

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Tracklist

1.Afraid of Nothing
2.Taking Chances
3.Your Love Is Killing Me
4.Our Love
5.Tarifa
6.I Love You But I’m Lost
7.You Know Me Well
8.Break Me
9.Nothing Will Change
10.I Know
11.Every Time The Sun Comes Up

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Qualche tempo fa mi sono ritrovato a parlare con Carlot-ta di quanto l’arrivo (e conseguente ascesa) di St.Vincent nel panorama pop femminile abbia alzato l’asticella (e di molto, direi) del traguardo “hey, ho fatto un disco pop che rompe il culo (anche se non come quello di Annie Clarke)”. In poche, in campo internazionale, possono fregiarsi di aver raggiunto questo traguardo negli ultimi anni, mi vengono in mente giusto Chelsea Wolfe e Marissa Nadler (poi, nel piccolo ce ne saran molte altre e, se proprio vogliamo, aggiungiamo senza timore Carlot-ta stessa e She Owl). E poi c’è Sharon Van Etten.

Arrivata al quarto album possiamo sentirle dire, attraverso le undici canzoni che compongono “Are We There”: “hey, ho fatto un disco pop che rompe il culo”. E non ci aggiungo la parentesi di cui sopra perché, personalmente, questo disco mi sta toccando anche più di quello di Annie. Che poi siano due cose completamente differenti è un altro paio di maniche. Andiamo per ordine: non ci sono le comparsate beirutiane e thenationalistiche di “Tramp” e quindi questo è un disco ancor più vero del precedente, e dieci volte più bello. Pochi cazzi. Tirati dentro alla tempesta con “Afraid Of Nothing”, un crescendo emotivo cosparso di arpeggi silenziosi che si attorcigliano agli archi fino ad innescare il brano vero e proprio. La vocalità di Sharon è limpido marasma che infligge al cuore pene di cristallo, pene che colano sul singolo “Taking Chances” dall’input drum elettronico su cui la voce danza lasciando piccoli spazi di chiarore alla chitarra fino allo sberlone melodico del ritornello in cui la prepotenza di una calda distorsione spinge un po’ più in là la rottura del silenzio. I testi e il lirismo di questo lavoro scavano nell’anima e “Your Love Is Killing Me” ne è espressione perfetta, disperazione melodica e parole che schiacciano il cuore sotto le scarpe (“Break my legs so I won’t walk to you. Cut my tongue so I can’t talk to you. Burn my skin so I can’t feel you. Stab my eyes so I can’t see you, like it when I let you walk over me”, e poi ciao), il tutto contrappuntato da un pianoforte splendente di gelo cosmico. E mentre il pop al sapore di tramonto luminoso di “Our Love” s’incollerà alle pareti della vostra scatola cranica per non andarsene mai più vi strazieranno gli inserti dei fiati su “Tarifa”. La percussiva dolcezza di “You Know Me Well” potrebbe curare mille ferite, con queste chitarre semiacustiche che portano in cielo e gli incastri di piano che ipnotizzano, “Break Me” potrebbe uccidere un elefante di cemento armato, ottantiana coltellata tra le costole del mostro.

E senza essercene accorti, ammaliati dal semplice sentimento di “Everytime The Sun Comes Up”, ci ritroviamo alla fine di un viaggio fatto di caldi solchi, tra efedrina e silenzio inebriante, Sharon Van Etten è il velluto blu negli abissi più solari e “Are We There” è il manto che ricopre ciò che resta.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=80-_CpH07QQ[/youtube]

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