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Burzum – The Ways Of Yore

2014 - Byelobog Productions
ambient/black

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Tracklist

1. God From The Machine
2. The Portal
3. Heill Odinn
4. Lady In The Lake
5. The Coming Of Ettins
6. The Reckoning Of Man
7. Heil Freyja
8. The Ways Of Yore
9. Ek Fellr (I Am Falling)
10. Hall Of The Fallen
11. Autumn Leaves
12. Emptiness
13. To Hel And Back Again

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Sarebbe fin troppo facile iniziare una recensione dell’ultima faticaccia di Burzum con una battuta sulle vicissitudini del conte Varg, no? E allora così sia, cedo alle pressioni del pubblico e inizierò proprio così… la battuta è… uhm… dunque… non mi viene niente, facciamo che ve la dico più tardi. Intanto iniziate a ridere, ok? Grazie.

The Ways of Yore, dunque. Il nostro ormai è teso tra il vecchio amore black metal (sempre più dimenticato) e la sua tendenza ad abbandonarsi a correnti ambient, precedentemente necessarie e ora invece divenute, apparentemente, parte del suo DNA musicale.
Fin qui, tutto giusto tutto legittimo. Con questo nuovo lavoro, l’ex blackster vorrebbe ricordarci che quel che scorre entro le nostre vene è sangue “europeo”, siamo uniti da queste radici nate da un passato comune. Viene quindi spontaneo il richiamare certe epoche andate con l’aiuto di nostalgiche melodie, riferimenti a divinità ancestrali e quant’altro. Come al solito, non mancano nei testi ovvi riferimenti che ci ricordano bene che Varg non è un piccolo Nichi Vendola, però personalmente della politica e delle affermazioni del nostro non mi tange, quindi se volete far polemica accomodatevi, io son qui per discutere della musica.
Ahimè, si conferma alquanto difficile riuscire a parlare bene di Ways of Yore; sicuramente potremmo dire che è il suo lavoro ambient più riuscito da quando è uscito “dar gabbio”, ma temo che non si tratti proprio di un gran complimento.
Melodie ripetitive all’inverosimile, una produzione piuttosto povera e una strumentazione ridotta non aiutano particolarmente l’ascoltatore a immergersi in questa Europa del mito che vorrebbe dipingere Varg. Per carità, vi sono bei momenti in cui davvero l’atmosfera delle vecchie divinità diventa palpabile, specialmente in The Reckoning of Man, uno dei migliori pezzi di Burzum da anni. Per una traccia notevole che troviamo, però, ve ne sono altre mortalmente noiose come i tredici minuti di Emptiness o la ripetitiva Heill Odinn. È chiaro che al di là delle svariate dichiarazioni al riguardo, manca una spina dorsale che regga il progetto Ways of Yore, l’impressione è che si tratti di una serie di tentativi buttati a casaccio. Il sospetto si conferma quando troviamo nuove versioni di “Tomhet” (appunto, Emptiness) e Til He log tilbake igjen (qui diventata To Hel and Back Again).

Insomma, sì, siamo di fronte al primo tentativo riuscito del Vikernes di buttar giù un album dark ambient senza pisciarsi troppo sui piedi, ma insomma, non mi sento di dirgli “bravo” per questo.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=FbWMOoFFgLU[/youtube]

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