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Willie Peyote – Non E’ Il Mio Genere, Il Genere Umano

2014 - Collettivo HMCF
hip-hop

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Tracklist

1.Glory hole
2.Don't panic
3.Friggi le polpette nella merda
4.Fresh
5.TMVB
6.Le ragazze del Peyote Ugly
7.L'una di notte
8.Cpt. Futuro freestyle
9.Glik

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Dopo averlo apprezzato (tanto) in combutta con i Funk Shui Project, riecco Willie Peyote, questa volta in solitaria con il suo “Non è’ il mio genere, il genere umano”, re pack extra large della versione free uscita qualche mese fa e che gli ha portato una discreta e meritata visibilità.

Un po’ di timore per questo lavoro sulla medio – lunga durata c’era, ad essere sinceri… ma bastano pochi passaggi e tutte le titubanze svaniscono per lasciare spazio al talento ed alla personalità dell’atipico rapper from Torino, cuore granata (“Torino mentalità ultras vecchia maniera / solo in qualche vecchia foto sta città era bianco e nera”) e look più da hipster dedito all’indie, ai risvolti ed alla cura del baffo che da propinatore di rime e flow.
E invece l’uomo fin dai primi ascolti dimostra di sapere il fatto suo, abile e accattivante nel raccontare e raccontarsi, in modo diretto e vis-a-vis, zero muscoli e canotte ma solo tanta lingua lunga e faccia tosta. E questo sia quando cazzeggia parlando dei rendez vous notturni a base di feega sia quando invece azzarda e sorprende con pezzi che spaziano dal combat rap in stile Assalti Frontali – sentire “1312” per credere – all’autoanalisi intimona/sentimentalona – e qui sentire “Dettagli”.
In mezzo a tanta anarchia una costante, ossia l’abilità di Willie nel fissare un concetto o un immagine tramite slogan semplici ed informali ma, al contrario di quello che può sembrare ad un primo e superficiale ascolto, assolutamente mai banali e valorizzati poi dal nichilismo tout court e dall’ironia acida che li impregna fino al midollo. Difficile infatti descrivere meglio il giovane medio d’oggi de “i giovani sono il fottuto futuro / la metà di questa gente c’ha la testa infilata nel culo / figli del caos figli del mouse / ho visto i cessi pubblici e ci ho scritto casapound” o sintetizzare con 9 parole, congiunzioni comprese, la vita de “la vita è una merda e poi si muore”.
Ottimo supporto al buon Peyote viene poi fornito dai beat di Kavah, Frank Sativa e D’evil, abili a cucirgli addosso basi eterogenee ma sempre aderenti ed abbinate alle rime del nostro e saldamente/astutamente piazzate a metà del guado, con da una parte le sonorità contemporanee, pulite e sintetiche, dall’altra la dannatamente intramontabile old school, fieramente rappresentata dal beat di “Don’t panic” e dalle varie citazioni sparse qua e là (Colle Der Fomento, Dj Gruff).

Il risultato finale è un gran bel dischetto rap, pregevole ed assolutamente da ascoltare + diffondere, fosse solo per elevare a profezia la rima “quando scrivo una fan di Justin Bieber muore”.
Peace!

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=_VgSpNTTqpo[/youtube]

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