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Ruggine – Iceberg

2014 - Canalese Noise / V4V Records / Vollmer Industries / Sangue Dischi / Escape From Today
noise / math / post-core

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Tracklist

1.Babel
2.Raijin
3.Ashur
4.Daphnia
5.Siioma
6.Pangea
7.Caio
8.Pin Up
9.Cds

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Far risuonare nelle proprie orecchie “Iceberg” il nuovo vaso di Pandora dei Ruggine vuole dire solo essere (parafrasandoli subito, come se non ci fosse altra scelta) “trascinato dentro volente o nolente”.

Quello dei Ruggine è un suono che ha preso forma attraverso la tempesta, dalla “ruvida ruggine che scotta di più” del primo “Estrazione Matematica Di Cellule” ad un vorticare di parole et musica avvolte in un velluto ammantato di disperazione sonora. Che sia nell’insistenza ostinata di “Babel” (dalla quale ho preso la frase in apertura), che sferza l’anima come un tornado senza fine in perentoria ascensione verso il cervello, o ancora nell’assenza di gravità di “Raijin”, meno magmatica e più affilata, nel controtempo più disgraziato e furente a botte di stomp senza pietà, i Ruggine hanno una peculiarità che ad altri manca: assomigliano a se stessi, ogni giorno di più.
Le melodie incrociate dei due bassi diventano ulcere luminose e costruzioni senza fine: lo dimostra l’incastro dilatato di “Pangea”, casa di una poetica rabbiosa che scandisce le parole “Anche l’uomo è nato libero, non per essere legato, non per stare in catene di un dittatore condannato”. È l’animo dell’obliquo essere immersi in questo nulla tricolore e farne alabarda per uccidere o per svegliare, sveglia a suon di rutilanti percussività come nella dicotomica “Ashur”, prima senza pietà e poi dolce carezza arrendevole. E nella violenza di “Caio” trovare un modo per gridare e per aprire la strada allo splendore post di “Pin Up”, detentrice dello scettro di bella tra le belle, intensa dilatazione della realtà e disperata verità della guerra interiore che ognuno di noi affronta.

Davvero volete conoscere le particelle che formano questa entità? Davvero volete sentirvi dire che assomigliano ai Massimo Volume (a voler essere qualunquisti) o agli Starfuckers (a voler dimostrare di saperne più degli altri) o all’era spoken words di Henry Rollins (a volervi prendere per il culo)? Oppure volete ascoltare ancora una volta ciò che c’è? Ciò che “c’è chiuso in me”?
Perché è questo quel che conta nei Ruggine (ve l’ho già detto prima che assomigliano ogni dì di più a se stessi): essere costretti a fare i conti con voi stessi ad ogni ascolto.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=YqoH80BbXaw[/youtube]

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