Santo Barbaro. Nuovo disco. Nove elementi ma tanto minimalismo. Si percepisce l’essenziale. Si va a tentoni nella nebbia. Si cammina lenti e poco è concesso alla nostra vista.
Geografia di un corpo è un album che sembra concepito per lasciarci un vuoto interiore di cui avremmo fatto volentieri a meno, ma che traccia dopo traccia gli abbiamo permesso di creare dentro di noi, fino al punto di credere di non desiderare altro. Il loro può essere definito come un Alternative rock/Post-punk che si muove tra U2, Editors e Joy Division, condito con un post- cantautorato sintetico che mira spesso a frasi ripetute come mantra; a volte sussurrate e a volte urlate.
Il percorso che propongono è cupo, lento e malinconico; non è un percorso facile e non è per tutti. La struttura portante è costituita da giri di basso ipnotici che prevalgono su tutto: batterie ovattate, chitarre evanescenti, voci offuscate e un elettronica dosata con il contagocce.
Eppure al primissimo “play” non ci aspetteremmo niente di tutto ciò: il pezzo di apertura “Lacrime di androide” parte di getto, come se lo spettacolo fosse cominciato da qualche minuto e noi ci fossimo persi l’inizio; ha un bel ritmo, riff brillanti e batteria sincopata. Con questa prima traccia un energia vibrante ci scalda subito, ma scompare altrettanto presto per ricomparire in sporadici altri momenti del disco (“Corpo non mente” e “Ora il presente”). Alla luce di ciò risulta dunque ancora più complicato abituarsi al silenzio, al gelo e alla lentezza di questo disco, ma ci si riesce grazie a capolavori come “Cosmonauta” e “Zolfo”, che ci permettono di arrivare, malconci ma sani e salvi, all’ultimissima e alienante “In memoria di nessuno”.
Quest’ultima chiude con nera seduzione un disco intenso e misterioso, con rari momenti di luce che se rappresentassero la maggioranza, creerebbero un potenziale pop che permetterebbe loro di arrivare in vetta alle classifiche di gradimento più Indie del momento. Tuttavia è inutile dire che non è a questo che i Santo Barbaro aspirano, mentre è molto più interessante concentrarsi sul desiderio di ricerca e di sperimentazione, che rende questo complesso di artisti un fenomeno davvero originale e degno di essere seguito nei suoi imprevedibili risvolti futuri.
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