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Slipknot – 5. The Gray Chapter

2014 - Roadrunner
nu-metal

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Tracklist

1. XIX
2. Sarcastrophe
3. AOV
4. The Devil in I
5. Killpop
6. Skeptic
7. Lech
8. Goodbye
9. Nomadic
10. The One That Kills the Least
11. Custer
12. Be Prepared for Hell
13. The Negative One
14. If Rain Is What You Want

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Francesco era un mio amico. Aveva iniziato ad ascoltare gli Slipknot a 15 anni, dopo la sua prima delusione d’amore; poi li fece conoscere a me. Ricordo che ne andava matto. Si era anche fatto una maschera simile a quella di Corey Taylor e ogni tanto mi accoglieva a casa sua con quella addosso. Era la metà degli anni ’00 e non era un bel periodo per Francesco: si stava convincendo di non piacere alle ragazze, i genitori si stavano separando e a scuola andava malissimo. Soliti casini insomma. Gli Slipknot però erano li per lui, tutto il giorno in quel rudimentale lettore mp3 che non si staccava mai dalle orecchie. Quei mostri dalle orripilanti maschere facevano un gran casino e urlavano straziati dal dolore e dall’odio verso il mondo. Erano tutto ciò di cui Francesco aveva bisogno in quel momento e un po’ ne avevo bisogno anch’io.

Sono passati un po’ di anni e molte cose sono cambiate, ma loro sono ancora lì, con le maschere addosso, ad assistere gli adolescenti (ma nono solo) in crisi di tutto il mondo. Il bassista è tragicamente scomparso, il batterista ha lasciato il gruppo, il nu metal è sprofondato nell’abisso dei generi obsoleti, ma se si ascolta un nuovo disco degli Slipknot non si rimane mai delusi. Ne è la dimostrazione questo “5.The Gray Chapter”, che parte con un’agghiacciante cornamusa che sembra voler rimandare alle celebrazioni funebri del compianto Paul Gray (come d’altronde fa il titolo) e che prosegue con una tracklist che si compone di pezzi contraddistinti dal loro buon mix di ritmi serrati e ritornelli melodici (Aov, The devil in I) e di altri più viscerali e brutali (Skeptic, Lech e Custer). “Goodbay” è poi la canzone più melodica del capitolo 5, con un inizio molto “easy” e un crescendo continuo e inesorabile, mentre il premio per la canzone meno “Slipknot” (ma questo non significa necessariamente che sia brutta) se la aggiudica senza dubbio Killpop. È un disco con qualche spiraglio di novità e non si può dire che vi sia effetto di reiterazione alcuno, ma è forse soprattutto un disco di conservazione e di riaffermazione di se stessi in un momento così delicato della loro carriera. D’altronde ci sono ancora le parti rappate, anche se ormai quasi totalmente annoverabili sotto una forma di scream in rima, ci sono ancora le percussioni e, udite udite, ci sono anche gli scratch. Insomma ottima prova per i nove dell’Iowa, che hanno realizzato un disco solido e al contempo variegato, dimostrando in modo più che efficace a se stessi e al mondo di esistere ancora, nonostante gli eventi e i cambiamenti, con la speranza (loro e nostra) di un avvenire artisticamente più luminoso.

Chissà se Francesco ha ascoltato questo disco. Chissà che fine ha fatto. Mi ricordo che si era trovato una ragazza, che guarda caso era la fidanzata di un altro mio amico. Quei due sono scomparsi dalla circolazione, mentre all’amico cornuto non mi restava che consigliare gli Slipknot.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=XEEasR7hVhA[/youtube]

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