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Machine Head – Bloodstone & Diamonds

2014 - Nuclear Blast
thrash / metal

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Tracklist

1. Now We Die
2. Killers & Kings
3. Ghosts Will Haunt My Bones
4. Night of the Long Knives
5. Sail into the Black
6. Eyes of the Dead
7. Beneath the Silt
8. In Comes the Flood
9. Damage Inside
10. Game Over
11. Imaginal Cells
12. Take Me Through the Fire

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Sarebbe lecito aspettarsi che, dopo due album allegramente divorati da critica e pubblico come The Blackening e Unto The Locust, Rob Flynn e soci abbiano pure diritto di rallentare i ritmi e abbassare i toni. Sarà anche per la brutta litigata con Adam Dunce, ultimo membro originale del gruppo cacciato a gennaio 2013, ma sembrava quasi che ci fosse un’area di discreta sfiga a influenzare il nuovo lavoro. Fa piacere scoprire che pure tutta la zella (come si dice da noi) del mondo non ferma la cavalcata furiosa dei quattro americani. Con dodici tracce e settanta minuti di durata, questo è sicuramente il loro album più ambizioso e realizzato, portando a fruizione la tecnica e la scrittura raffinate con fatica negli ultimi anni. Eppure, ciò non vuol dire affatto che Bloodstone & Diamonds sia un cosetta facile e digeribile, anzi, tutt’altro.

L’iniziale Now We Die potrebbe dare aspettative in parte errate su ciò che ci si aspetta, partendo con un violento accavallarsi di due orchestre che si rincorrono, riff a manetta e un testo leggermente infantile nel loro tipico stile “lite macho”. Ciò che sorprende del pezzo è il momento più melodico a metà, in cui per un brevissimo attivo Flynn si spoglia dei suoi soliti panni aggressivi, rivelando un tono scoperto, fragile, totalmente umano. Ci si rimane un attimo stupiti… ma sarà mica che i Machine Head hanno intenzione di cambiare direzione? No, tranquilli, rimane lì isolato e non ne vedremo più traccia, purtroppo.
Il primo singolo estratto, Killers & Kings, si pregia della voce scardinata di Flynn e cori enormi che portano avanti il ritornello, non lasciando poi granché di memorabile. Molto meglio riesce la coppia Ghosts Will Haunt My Bones / Night of Long Knives, la prima un groove metal aggressivo arricchito da un tremendamente migliorato Dave McClain alla batteria e un ritornello con una serie di controcanti sorprendenti, la seconda , ispirata alla “fatal family” di Charles Manson, superata una breve intro abbastanza inutile, si conferma uno dei pezzi più cattivi e aggressivi mai realizzati dai quattro, senza però perdere una certa orecchiabilità e con un intrigante lavoro di produzione dietro.
Il mio momento preferito, però, è senza dubbio Sail into the Black, specialmente grazie a una prima parte melodica strepitosamente densa; un coro tibetano da brividi e Rob che sussurra poche amare linee e una seconda metà che si muove con tutta la delicatezza di un tornado che lentamente si acquieta.
Altro pezzo da novanta, da far invidia ai Bad Religion, liricamente parlando, è l’ottima In Comes the Flood, anticapitalista fino al midollo con un andazzo quasi nu-metal e un ritornello trascinante, più un assolo pulito e preciso. Damage Inside è la breve pausa melodica necessaria a riprendere fiato, sembra quasi una cover degli Stone Sour, non che questo sia necessariamente un difetto.
Game Over avanza con Flynn che sputa liriche al vetriolo a 300 all’ora manco stesse cantando Surfacing, poi il pezzo si ferma e lentamente torna verso la rabbia più pura con una performance del nostro che mostra splendidamente l’evoluzione vocale negli ultimi anni.

Forse potremmo lamentarci dell’eccessiva quantità di carne al fuoco, ed è pure vero che a differenza di The Blackening, non c’è certamente niente qui che possa convincere uno scettico dei Machine Head a cambiare idea. Su Bloodstone & Diamonds, i nostri fanno quel che gli riesce meglio, lavorando specialmente sulla scrittura e tecnica, senza buttarsi a pesce alla ricerca di un’epicità necessaria, probabilmente il peggior difetto del precedente lavoro.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=zSiKETBjARk[/youtube]

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