L’inverno per la verità pare già arrivato. Il cielo è grigio e plumbeo, l’aria gelida e uggiosa con l’umidità che penetra fino allo scheletro. I vicoli e le strade del centro cittadino sono deserti o quasi, con i pochi passanti isolati e coperti fin sopra le orecchie. Tra i tanti, troppi cartelli affittasi e vendesi i pochi negozi vivi paiono essere l’alimentari cinese all’angolo ed il tipico barettino di paese, con gli arredi e gli avventori praticamente coetanei.
L’ambientazione è rigorosamente in bianco e nero, con i luoghi che se anche vuoti e spogli raccontano storie di vita vissuta, feste di famiglia, ex datori di lavoro e che odorano quindi tanto di passato e poco o nulla di futuro. Ma non c’è amarezza o malinconia, né tanto meno rimpianto. Quello che si respira è la consapevolezza che l’oggi è il frutto di ieri, con il tempo che inesorabilmente passa e con in fondo l’inverno che, volenti o nolenti, arriva per tutti.
Come sempre i ManzOni rifuggono dalla banalità e si servono della quotidianità per arrivare al cuore, alla sostanza, attitudine questa esaltata dalla struttura sonora e dallo stile della band veneta, con l’inconfondibile parlato/cantato di Tenca, enormemente comunicativo ed ipnotico come d’abitudine, ed una strumentalità maledettamente corposa ed in grado di cambiare ambientazione e ritmo senza soluzione di continuità, coinvolgendo ed emozionando sempre e comunque.
E come già accaduto per le precedenti uscite risulta pressoché impossibile indicare un brano piuttosto che un altro, tanto anche questo nuovo “… Si aspetta l’inverno” è forte, coeso e ben fatto nel suo complesso.
Insomma, un altro gran disco d’autore per una delle più importanti band italiane.
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