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Lucio Corsi – Vetulonia Dakar / Altalena boy

2015 - Picicca
pop / songwriting

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Tracklist

1.Altalena Boy
2.Alieni
3.L'astronave
4.Godzilla
5.Migrazione generale dalle città alle campagne
6.Dinosauri
7.Søren
8.Le api
9.Cocomero
10.Canzone per me

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Lucio: un nome una garanzia, nonchè quel tipico elemento che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo.

Chi l’ha conosciuto nella primavera del 2014 ascoltando il suo primissimo lavoro “Vetulonia Dakar”, conoscerà già il personaggio e si sarà fatto un’idea a riguardo. Certo è che la sua personalità artistica così singolare ed eccentrica fanno si che la sua musica, apparentemente semplicista e grossolana, necessiti per non esser fraintesa di un’attenzione particolare, oltre ad un’inevitabile propensione all’ascolto. Lo stile di Lucio Corsi è infatti  piuttusto particolare ed equivocabile; scomodando Giovanni Pascoli si potrebbe accostare a quella che il poeta definiva come “poetica del fanciullino”, che riassumendo per chi a scuola lanciava palline di carta, consiste nella descrizione poetica di un mondo osservato con gli occhi curiosi e meravigliati di un bambino che si approccia per la prima volta alle cose. É proprio in quest’ottica che possiamo comprendere perchè il ventenne e apparentemente sano Lucio Corsi dovrebbe soffermarsi ad accostare una gallina a un dinosauro, guardare gli insetti e immaginarli enormi, raccontare di un bambino che per primo riuscì a fare il giro della morte in altalena, far partire un’astronave dalla Toscana per farla atterrare in Lombardia o ancora rivelarci che tutti i palazzi in realtà vorrebbero essere grattacieli. Tutto ciò, se guardato nel giusto modo, appare di una bellezza inverosimile, perchè il mondo intorno a noi diventa con lui incomprensibilmente diverso, nonostante tutto rimanga apparentemente uguale; beh certo, apparte i Marziani.

“Vetulonia Dakar” ci era piaciuto molto, era un disco genuino, che portava l’ascoltatore a contatto con la natura e i suoi piccoli-grandi abitanti e che ci faceva osservare le cose più banali della vita in maniera più filosofica, come in “Sõren” (“una sigaretta mi fa pensare alla fretta che metto nell’atto di fumare”) o in maniera più poetica come in “Le Api” (“Viaggiare di notte sopra un treno significa inevitabilmente affezionarsi ai lampadari delle case”). Oggi, con il nuovo lavoro dal titolo “Altalena boy”, assistiamo alla stessa poetica, ma con uno sguardo che dal basso si alza fino allo spazio, per scorgere alieni, mostri alati ed astronavi. Lo possiamo notare nell’emblematica e divertente “Godzilla”, in cui le lumache diventano draghi e le cimici carri armati volanti, in uno scenario in cui gli alieni sono già arrivati e si nascondono nella natura.
Questi due lavori (quello vecchio e quello nuovo) vengono proposti da Lucio Corsi insieme, in unico acquisto/ascolto e non poteva essere diversamente, poichè risultano troppo simili, privi di quel distacco che rende due dischi davvero autonomi. “Altalena boy” è infatti più un sequel, abbastanza dignitoso quanto forse non completamente necessario, se non per ricordare al mondo di esistere ancora. Ovvio che una qualche evoluzione si nota, ma solo per quanto riguarda i suoni, che grazie alla produzione del “ministro” Federico Dragogna si innalzano dal monolitico voce-chitarra dell’esordio per approdare addirittura verso un finale timidamente elettronico, ma niente di più.

Godiamoci allora questo doppio lavoro, apprezzandolo come nuovo e riproposto esempio di un cantautorato vivace, surreale, ironico e fanciullesco, in attesa di un nuovo disco che risulti il frutto di una vera ricerca di evoluzione stilistica. Speriamo inoltre che la disarmante genuinità e genialità degli esordi rimanga sempre intatta e che si evolva solo al fine di sorprenderci nuovamente; del resto ci avevate mai pensato che “Ci basterebbe la coda, per creare nuovi posti di lavoro nel settore della moda”? Ebbene Lucio si! Altro che Renzi!

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=qZ62XmuhHfU[/youtube]

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