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Liturgy – The Ark Work

2015 - Thrill Jockey
black metal / experimental

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Tracklist

1. Fanfare
2. Follow
3. Kel Valhaal
4. Follow II
5. Quetzalcoatl
6. Father Vorizen
7. Haelegen
8. Reign Array
9. Vitriol
10. Total War

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Panico e terrore nella redazione di Impatto Sonoro. E’ arrivato il nuovo dei Liturgy, è un album particolarmente strano e molto atteso, a chi toccherà la patata bollente di salire sul podio a giudicarlo con sguardo severo e dito indice puntato? Dopo lunga ed estenuante discussione, il sottoscritto è emerso vincitore, nonostante i dubbi di molti dei presenti. Detto tra noi, comunque, la redazione non esiste, siamo solo multiple personalità di un singolo insieme malvagio più di Cthulhu ed Erika de Nardo messi insieme.
Veniamo ai Liturgy.

Giorno 1 – ore 17:35
Nel momento in cui sto scrivendo non trovo grandi opinioni in giro per la grande rete che mi possano indirizzare sulla retta via, sapete, lungi da me andare contro la corrente critica, chi mi conosce sa che detesto fare il bastian contrario (HA!). Micheal Nelson, di Sterogum, dice “ho ascoltato The Ark Work una mezza dozzina di volte e ancora non so cosa pensare”. Vengo dunque confortato nella mia opinione che la descrizione perfetta potrebbe essere proprio: “boh/mah”.
Chi conosce il passato della band sarà meno facilitato degli altri, visto che a tutti gli effetti diverse volte si ha l’impressione di ascoltare un gruppo che vorrebbe suonare black metal ma la strumentazione è stata sequestrata dai NAS e deve arrangiarsi con quello che ha trovato dopo i saldi invernali.
E adesso come faccio a riascoltarlo più e più volte senza farmi venire l’orticaria?

Giorno 2 – ore 09:15
Ascoltandolo mentre si va in ufficio è pure peggio, ci si distrae in continuazione e non ti ricordi niente.
L’inizio con Fanfare lascia immediatamente straniti, ma che è? Stanno cercando di imitare delle trombe con dei sintetizzatori usciti da Rocky IV?
Follow almeno riesce a suonare più familiare, anche se i vocalizzi di Hunt-Hendrix sembrano orgogliosamente hip-hop nel loro essere più interessati al “flow” che a far trapelare qualche emozione. E’ come se cantasse ancora in screaming, però parlando invece di urlare, col tono piatto per quasi tutto il tempo. Davvero ti fracassa le palle dopo fin poco tempo.

Giorno 3 – ore 18:20
Oh ma per andare a correre Kel Valhaal funziona a meraviglia, riprende le trombe dell’intro e parte per una sorta di marcetta che ogni tanto s’impiccia come un mp3 con l’encoding fatto da vostra madre.
Follow II apre con un organetto e un’atmosfera alla Jean Michel Jarre, poi il blast beat invade tutto e si conferma uno dei pezzi più riusciti, pur continuando a produrre più di qualche grattacapo.
Quetzalcoatl, il singolo ufficiale, è partito proprio mentre stavo iniziando gli scatti veloci e ci sta DA PAURA. Qui davvero inizio a trovare le emozioni ben nascoste, a capire dove sta andando l’album. Un melange tra hardstyle, elettronica, black metal e glitch che riesce pure in qualche perverso modo a infilarvisi in testa.
Mentre torno a casa c’è Reign Array, che suona un po’ come la piece-de-resistance di Ark Work, aprendosi con una sorta di clavicembalo che ci conduce educatamente a sprofondare nel solito post-black ormai familiare, supportato da un blast beat jazzato, chitarre che trillano, Hunt-Hendrix che sbadiglia e smozzica frasi, più un finale quasi da remake di Braveheart interpretato dagli Immortal.

Giorno 6 – ore ??:??
Sto uscendo pazzo.
Avevo iniziato questa recensione col preciso intento di parlare male del nuovo dei Liturgy eppure non ci riesco, c’è qualcosa che me lo impedisce.
Eppure certo non riuscirei a dire che si tratti dei bei coretti acapella in Vitriol conditi da beats hardstyle, o le recitazioni hip-hop stonate, o invece le rigurgitazioni industriali. Guarda te se entro breve non saremo puniti con un bel Kayne West feat. Liturgy.
Sto cercando di mettermi nei panni di un lettore medio di Impatto Sonoro che s’è, giustamente, strafracassato dei miei deliri e manco arriverebbe così in fondo a una recensione.
Gerli, ma sto maledetto disco t’è piaciuto? Non lo so, NON LO SO, LASCIATEMI IN PACE!

Giorno ??
Mi sento a metà, un vuoto completamente riempito di entrambi gli opposti di una linea infinita.
Sono d’accordo con un “aòòò nuncapiscincazzo è più mistico der gol de Totti al derby” e sono d’accordo con chi lo reputa secondo solo alla corazzata Kotionkin.
Provo ammirazione infinita verso il suo fregarsene bellamente dei rischi in maniera diversa dal resto della paraculissima scena post-black, i Liturgy si son trasformati nei Pere Ubu, gli manca solo il theramin. Malsopporto tutta quella fatica che fa nel coinvolgermi emotivamente, oltretutto trattandomi male e ignorandomi bellamente quando ci riesce dopo una decina di disperati e maledetti ascolti.
Se qualcuno mi chiederà qual è il mio album preferito dell’anno o la “release più cool del momento”, dopo averlo accoltellato, aver violentato la sua donna sul suo cadavere ed essermi cibato delle carni sanguinolente di entrambi, probabilmente risponderò The Ark Work.
Liturgy.
Facce strane.
Camici bianchi.
Venitemi a prendere.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=ebxIwwhV5MA[/youtube]

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