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Interviste

Intervista ai KUTSO

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Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Matteo Gabbianelli, il cantante degli irreverenti Kutso, in occasione della pubblicazione del nuovo disco “Musica per persone sensibili” (clicca qui per la nostra recensione), della partenza del “Perpetuo Tour per persone sensibili” e della recente esperienza sanremese.

“Musica per persone sensibili”: come nasce l’idea del disco? Perché proprio questo titolo?
“Musica per persone sensibili” doveva essere il titolo del primo disco, poi invece abbiamo deciso diversamente. In questo disco invitiamo l’ascoltatore a prestare maggiore attenzione ad un’urgenza espressiva ben precisa, al messaggio dei brani. Il nostro stile è un contrasto tra la gioia della musica e i testi crepuscolari. Invitiamo chi ascolta ad una riflessione.

Matteo, quali sono i cantanti che influenzano il tuo stile, la tua tecnica? Tra questi c’è Ivan Graziani?
Ivan Graziani lo ascolto, come tanti altri cantautori della musica italiana. Però ho imparato di più dai cantanti di gruppi come i New Trolls o i Deep Purple. Oppure dai cantanti jazz.

Cosa ascoltano i Kutso quando sono a casa, nel tempo libero?
Siamo molto diversi tra di noi. Io ad esempio ascolto maggiormente musica più “allegra”. I Beatles, gli Weezer, ma anche Giorgio Gaber o Rino Gaetano. Gli altri ascoltano più cose strumentali, legate allo studio del proprio strumento, per la maggior parte jazz.

Sanremo: com’è stata come esperienza? Chi avete conosciuto? Puoi raccontarci un episodio in particolare, qualcosa di curioso che vi è successo?
Sanremo è stata una vetrina importante, un’esperienza molto positiva e al tempo stesso molto faticosa: dalle otto di mattina alle otto di sera eravamo impegnati con le prove e con i giornalisti. Un episodio da raccontare è sicuramente questo: durante un’intervista Donatello, il nostro chitarrista, ha recitato una poesia senza rivelare il nome dell’autore. Dopo i giornalisti si sono avvicinati chiedendoci se fosse di Petrarca. La poesia era di Pietro Pacciani, il Mostro di Firenze, una poesia che aveva recitato durante il processo. E questo è successo poco prima di esibirci sul palco (ride NdR).

Il disco conta numerose collaborazioni: come nasce quella con Piotta? Come nasce proprio l’idea del brano “L’amore è”?
Piotta è un amico. Si è prestato volentieri a questa collaborazione, la sua parte l’ha scritta lui. Un giorno per scherzo stavamo imitando un ipotetico extracomunitario che canta in italiano e abbiamo deciso poi di inserire qualcosa del genere nel disco. Alla fine è uscita fuori l’imitazione di un cantante russo che canta in italiano (ride NdR).

Il futuro dei Kutso: cosa avete in cantiere per noi? Dove vi vedete tra qualche anno?
Domani, 12 marzo, parte il “Perpetuo Tour per persone sensibili” e non si sa quando finirà. Tra l’altro il 16 aprile suoneremo a Roma, al Monk Club. Vogliamo suonare on the road, finché morte non ci colga (ride NdR).

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=CtQ2u_pOL5E[/youtube]

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