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Speciale PRIMAVERA Sound 2015: oltre agli headliner c’è di più

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Perché investire il proprio denaro per andare ad un festival come il Primavera Sound?

Intanto è conveniente. Il primo punto è innegabile: decine e decine di band – se va male – al costo (in media) di 10 concerti. Volete mettere anche il devasto? Il secondo punto riguarda l’approfondire o venire a conoscenza di ciò che di meglio offre la discografia del momento senza sforzarsi troppo e spulciare decine di oscure pagine Bandcamp, webzine di nicchia o gli scaffali polverosi di negozi di dischi con catalogo aggiornato al 1991. Lasciamo perdere gli headliner stellari. Quelli sono belli, magnifici, storici e ci fanno piangere perché magari ricordiamo l’adolescenza (dalla quale forse non usciamo neanche a 35 anni). Ma si sa che le sorpresone vengono dai nomi scritti piccoli piccoli, in fondo al cartellone.

E di questo ci occupiamo oggi: scaviamo la line up del Primavera Sound 2015. Tra piccole band semi-sconosciute, formazioni del passato quasi dimenticate e act che si stanno facendo strada nell’hype, ecco una selezione di alcune delle band imperdibili che non sono ancora – o non saranno mai – headliner.

Day 1 – 28.05.2015

The Suicide of Western Culture

Intanto questa band spagnola ha un bel nome. Sono due ragazzotti fissati con i synth e il lofi super effettato che, partendo da ascolti di post rock e shoegaze, hanno invece deciso di cambiare strada e seguire la via dell’elettronica à la Four Tet piuttosto che quella di Kevin Shields. Immancabili anche le sperimentazioni con i visual che accompagnano i loro brani. Compresi i live.

Hiss Golden Messenger

Folk, Merge Records, barbe, gente che però arriva dall’hardcore e salta “sul carro del vincitore”. Controversi da questo punto di vista? Piuttosto. Adatti anche a chi ascolta musica super leggera? Assolutamente. Sono passpartout. Ragazzi, prendete appunti che con ‘sta roba ci conquistate le ragazze che non ascoltano il noise ma vanno pazze per i tipi come Passenger (magari è colpa del nome simile!).

Viet Cong

Da quando è uscito il loro primo ep nel 2014, è stato tutto un crescendo di hype ad avvolgere questa band canadese. Quando anche chi vende dischi da 30 anni inizia a parlarne a ruota vuol dire che la formazione ha fatto centro. Il pubblico si divide in “fighissimi i Viet Cong” da un lato e “hanno rotto il c*zzo con questo hype” dall’altro. Nel dubbio, li ascoltiamo. Ma vederli dal vivo è la cosa migliore auspicabile. Così, una volta per tutte, ci si toglie i dubbi del caso.

Sunn o)))

Sulle scene da anni e anni ma di nicchia per ovvi motivi: fanno VERAMENTE paura. Ma ve li immaginate headliner di un festival?! Io forse sì, sarà che mi stanno simpatici. Il Primavera Sound però ci crede alla grande. E questo dice tutto. Non aggiungiamo altro. Alieni.

Ought

In Canada c’è freddo, la gente si annoia. Allora o sforna biscotti o inizia a fare musica. Questa è l’unica spiegazione logica al fermento di quella terra. Gli Ought, un po’ post punk, un po’ anni ’90, un po’ beniamini di Pitchfork. Al live l’ardua sentenza. Ci vediamo sotto al palco. Ciao.

Menzione Speciale:

The Thurston Moore Band

Fino allo hiatus di qualche anno fa, i Sonic Youth sarebbero stati headliner assicurati di qualsiasi evento. Thurston Moore si reinventa con l’adorabile compagno di avventura Steve Shelley dietro la batteria e la onnipresente (e menomale!) Debbie Googe al basso. Ciao Thurston, non sei in cima al cartellone ma sei al numero 1 nei nostri cuori. O un po’ più giù, per i fan sfegatati di Kim Gordon.

Day 2 – 29.05.2015

The Soft Moon

Nascono come one man band californiana. Post punk quanto basta, dark quanto avanza. Fighi quanto il suprematismo russo. E per 2/3 italiani. >Please insert PRIDE here<.

Ex Hex

Altro trio che nasce da un progetto solista, quello di Mary Timony a Washington DC.

Tutte donne, ci riportano agli ’80 pieni, quelli di Jem & the Holograms se fossero vere e si fondessero con il pop da milioni di dollari e con sprazzi dei Thee Oh Sees.

White Hills

Neopsichedelia americana. Ma non solo. Oltre 40 release in 10 anni. Ma non solo. Follia, art rock. Enjoy.

Pharmakon

“Un corpo e un’anima” cantavano Wess e Dori Ghezzi.

Margareth Chardiet si interroga – e si risponde anche – su quanto delicati siano questi elementi, quanto fragile sia la loro convivenza. Come? Beh, esattamente come farebbe qualsiasi essere umano sano di mente: con rabbia, disperazione e orrore. Fuochi puricatori di quella che dovrebbe essere Vita e, invece, è solo Carne. Body Betrays Itself.

Menzione Speciale:

Earth

Olympia, Washington, 1989, drone, doom. I Sunn 0))) si chiamano così per colpa loro. Non posso dire altro. Ho mancamenti solo a pensarci. Meglio mettere tutto un disco che tanto un brano loro dura 60 anni.

Day 3 – 30.05.2015

Unknown Mortal Orchestra

Vengono da due emisferi diversi. Fondono l’indie all’RnB. Piacevoli e rilassanti quanto un bagno caldo.

DIIV

Gente che non è uscita proprio bene bene dall’adolescenza (sì, è un complimento) e sa suonare. Thumbs up.

Sleaford Mods

Se questi due sottoproletari inglesi (uno che preme play e beve birra, l’altro che neanche ha voglia di vivere, figurarsi sbraitare in accento cockey) non vi piacciono, non avete capito proprio niente del punk.

Menzione Speciale:

Thee Oh Sees

“No description available”. Fatevi due conticini da soli. Poi potete dire che sono finiti e tutto quello che volete. Però, oh…

Se poi non siete ancora convinti e magari vi piace roba più patinata, va benissimo.
Anzi. Sappiate che tra gli headliner di quest’anno ci sono: Black Keys, Ride, Alt-J, Strokes, Interpol, The Replacements, Underworld, Belle & Sebastian, James Blake, Foxygen, Patti Smith, Spiritualized, Einstürzende Neubaten, Damien Rice, OMD…

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