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The Imitation Game, di Morten Tyldum


Scheda

Titolo originale: id.
Regia: Morten Tyldum
Soggetto: Biografia "Alan Turing. Storia di un enigma" di Andrew Hodges
Sceneggiatura: Grhaam Moore
Fotografia: Oscar Faura
Montaggio: William Goldenberg
Musica: Alexandre Desplat
Nazione: USA, Gran Bretagna - 2014
Genere: drammatico, storico
Durata: 113’
Sito Internet: http://theimitationgamemovie.com/
Cast: Benedict Cuberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode, Charles Dance, Mark Strong, Rory Kinnear, Allen Leech, Tuppence Middleton, Tom Goodman-Hill, Matthew Beard, Steven Waddington
Uscita: 1 gennaio 2015
Produzione: Black Bear Pictures, Bristol Automotive
Distribuzione: videa
Voto: 7.5

Alan Turing, professore di matematica, scienziato eminente e crittografo di primissimo livello, viene selezionato dall’esercito della Gran Bretagna per cercare di scoprire quale sia il segreto di Enigma, la macchina impiegata dall’esercito tedesco per scambiarsi messaggi.

Chi fosse Alan Turing, genio della crittografia e mente matematica eccelsa dello scorso secolo, cerca di spiegarlo in poco meno di due ore il film del regista norvegese Morten Tyldum, famoso per qualche corto e approdato a un successo cosmico grazie alla storia di un matematico geniale, tanto abile nel proprio lavoro, quanto inadeguato nella vita sia affettiva che non. Condannato come esecutore di atti osceni in luogo pubblico e riabilitato fuori tempo massimo da parte della corona inglese, Alan Turing viene descritto nel film di Tyldum come un uomo complicato, solitario, follemente innamorato della crittografia, vessato sin dall’adolescenza causa la sua abilità nei numeri e per colpa della propria insipida capacità di relazionarsi con gli altri. Cumberbatch riesce a impersonare un Turing proprio esattamente tanto geniale quanto strano agli occhi di tutti, primi fra tutti coloro che collaboravano con lui, coadiuvato nel lavoro di ricostruzione da una Keira Knightley che interpreta il ruolo di Joan Clarke, amica fidata di Turing e sua fidanzata di facciata.

La pellicola alla fine diviene quindi un mix di pathos, con una storia mascherata da ‘semplice’ guerra al nazismo che altri non è che un modo per descrivere la guerra che giornalmente si deve combattere contro il luogo comune e il modo difficile che si ha di porsi con il diverso da noi. Alla fine si parla di una narrazione che è quindi un inno alla vita, più che la narrazione di una vicenda storica o il semplice elenco delle gesta di un matematico sui generis.

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