Inizia con due pezzi quasi urlati, con la sua voce sempre incline alla sofferenza, e da subito fa scorgere le influenze del panorama cantautorale italiano. Si sposta senza scomporsi, seguito da musiche che rendono l’atmosfera perfetta occasione dopo occasione, curate più di quanto si potrebbe pensare.
Un pezzo dopo l’altro è impossibile non pensare a nomi come Brunori e Brondi, Battiato e Di Martino come tanti altri. Fasano riprende tutte le sue influenze personali (più o meno volontariamente), le rimescola e ne crea un qualcosa di nuovo, un album perfettamente calibrato nei toni, che richiama molto rimanendo comunque concentrato su quello che sa fare meglio.
I testi e quindi la voce sono i protagonisti assoluti, com’è giusto vista la qualità con cui sono creati, capaci di criticare, esaltare o trasformarsi in poesia senza nessun problema. Da ascoltare con la calma di chi sa di potersi permettere un’analisi completa, la fretta potrebbe far sfuggire la qualità su cui l’album si fonda, in attesa di un’esibizione live che sembra garantire emozioni sicure.
Non ha comunque intenzione alcuna di fermarsi Vincenzo Fasano, come ben conferma la tracklist: dopo Titoli di Coda (il pezzo più malinconico, intimo ed oscuro) arriva Verso l’Infinito e Oltre, per chiunque se lo stesse chiedendo.