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Interviste

Intervista agli ESPAÑA CIRCO ESTE

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Hanno debuttato con l’album “La Revolución Del Amor”  (clicca qui per la nostra recensione) all’inizio di quest’anno dopo una lunga attività live, costituiscono una realtà praticamente unica nel panorama indipendente italiano e hanno scaldato l’inverno a ritmo di tango-punk in Germania, Danimarca e Repubblica Ceca, concludendo pochi giorni fa il loro tour europeo.
Stiamo parlando degli España Circo Este e noi abbiamo fatto due chiacchiere con loro.

Raccontateci qualcosa sulla vostra storia, fra Sudamerica ed Emilia Romagna. Com’è avvenuto l’incontro fra voi quattro?
Guarda, gli incontri degli ECE hanno sempre una sola locomotiva: la Musica. Ognuno di noi viene da esperienze e background diversi. Ho cominciato a scrivere canzoni per quelli che sarebbero diventati gli ECE di adesso un anno prima che ci incontrassimo. Cominci a suonarle, magari per caso, ad un cena, su un palco, in un camerino… e lì incuriosisci qualcuno che, in qualche modo, le aspettava. Così è arrivato il Señor Missi, da lui Capitan Jimmy, poi l’Albi al basso. Prima di loro altre persone sono salite sulla carovana… poi la vita, come la Musica, ti porta dove non ti aspetti e si creano nuove comunità.

Centinaia di concerti in giro per il mondo prima del debutto ufficiale in studio: è stato un caso o l’avete fatto perché sentite che, in qualche modo, il live sia la dimensione più adatta a voi?
Gli ECE sono e saranno sempre una band dal vivo. Il calore e i messaggi che trasmettiamo li vogliamo vivere e vanno vissuti con le persone ad un metro da noi.
I dischi li abbiamo registrati perché il fatto di mettere “nero su bianco” quello che raccontiamo é bello quanto scrivere un libro o dipingere un quadro. Fare una “fotografia sonora” è il privilegio di chi suona come noi… pensare, poi, che le persone la guardino-ascoltino anche quando non siamo presenti è una cosa pazzesca, magica.

Sul palco mettete in atto un vero e proprio spettacolo musicale ma anche circense: com’è il vostro concerto-tipo?
Il nostro concerto-tipo nasce da ore e ore in sala prove. Come in un puzzle, componiamo il quadro che vogliamo arrivi alla gente. Quindi ci devono essere tutti colori che ci rappresentano, tutte le sfumature. Il tour che stiamo portando in giro ha il nome del nostro disco: “La Revolucion Del Amor”… pertanto nel concerto deve esserci tutto quello che per noi questo concetto rappresenta: Amore, voglia di cambiamento, pazzia e gioia dovuta a quello che l’Amore può fare ad un cuore, celebrazione della vita, desiderio di sovvertire le regole, sorrisi e comunione di intenti, sudore e tanto volume.
Quindi partiamo a bomba, poi lasciamo il tempo di riflettere su quello che stiamo raccontando e, quando lo si è assimilato, ripartiamo a duemila all’ora. La nostra lingua è la Musica e parliamo con quella.

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Parlando dell’aspetto meramente musicale, come nasce l’idea di fondere così tanti generi? Quali sono gli artisti che hanno esercitato maggiore influenza su di voi?
Pensa al mondo in cui viviamo: limiti, paure, divieti, odio, vicoli ciechi, stereotipi. La Musica é l’unico posto dove quanto sopra può essere superato, cancellato, dimenticato. Ci piace la patchanka? Bene: mettiamola dentro. Qui ci starebbe un giro punk? Mettiamolo. Chi ci può dire di no? Chi può vietarcelo?
Così gli artisti cui guardiamo sono proprio quelli che se ne sono sbattuti di quello che si poteva o non si poteva fare. E non c’è confine di genere: vanno dallo ska al punk, dal reggae allo stoner, dall’industrial al pop. Questo è il nostro genere. Ogni genere. Come dovrebbe essere la vita di tutti i giorni. La pluralità come risorsa, non come problema.

Il vostro disco, di fatto un concept, parla di un uomo che si ribella al sistema. A scuoterlo, però, è l’amore per una donna: ci raccontate la storia di cui parlate?
Qual è il significato più profondo di questa storia? Ritenete che il vostro album possa esser definito “impegnato”?
Volevamo parlare di un sogno, di un sogno realizzabile… quello di un Mondo diverso e possibile se mosso dall’Amore vero per qualcuno. Come ti dicevo prima, viviamo un oggi che, se prendi qualche metro di distanza, è davvero insensato: siamo calpestati nella nostra dignità da politici marci, spinti al consumo senza criterio, ricattati quotidianamente dal meno peggio, soffocati da dottrine vuote, privati del presente a vantaggio di chi sta taglieggiando il domani. Basta. Basta. Basta.
Abbiamo il diritto e la necessità di respirare, di riempirci cuore e polmoni di aria e pensieri nuovi, di immaginare il Mondo che meriteremmo di vivere. Ecco l’idea della Rivoluzione… guidata dall’Amore, la fonte pura di ispirazione e concretezza per ogni essere Umano degno di questo nome. Niente morti, niente guerre… un Sole talmente abbagliante da far fuggire chi vuole oscurarci.
È un disco “impegnato” sì… declinato con il nostro sound pazzo e delirante, certo.
Chi ha scritto che l’impegno può avere solo il suono della tristezza? Il nostro impegno è regalare gioia e speranza. Che impegno più grande può esserci?

Si è da poco concluso il vostro tour europeo: com’è andato e quale accoglienza vi hanno riservato?
È stato pazzesco! Cioè: carichi un furgone di strumenti e poche certezze. Fai una carrettata di Km per andare a suonare in un posto che non hai mai sentito nominare nemmeno per sbaglio… poi arrivi lì e, invece, la gente ha sentito parlare di te. In Repubblica Ceca 70 persone, in Danimarca 150, a Berlino 250, a Errfurt 400… pazzesco… gente lì per noi, che cantava i pezzi in italiano con accenti assurdi… ma li cantavano. È stato stupendo. Non vediamo l’ora di tornare in giro per l’Europa.

Curiosando un po’ sulla vostra pagina Facebook, si evince come curiate anche il vostro lato “social”.
Da musicisti, come vivete il vostro rapporto con questo tipo di realtà?
Credete che sia importante farne un buon uso?
Sai… per un gruppo come il nostro, “social” per definizione, postare su Facebook o Instagram è una figata. Racconti di te, di cosa ti sta accadendo, ringrazi chi è stato sotto palco e magari a fine concerto ti dice che gli ci voleva un concerto così… è un diario giornaliero firmato da tanta gente, la “tua” gente.
Tutto ciò che è vouyeristico o gossipparo non ci interessa… chi usa i social in questa maniera li rende anti-social. Ormai le piazze, i punti di aggregazione sono anche questi: virtuali, veloci, transoceanici… forse noi siamo più fortunati di tanti perché poi la piazza virtuale diventa viva e concreta ai concerti.

Prima di salutarvi, qualche domanda sul vostro futuro. Oltre alla musica (e al circo), nella vita vi dedicate ad altre attività lavorative o riuscite a far sì che sia anche la vostra professione?
Avete qualche progetto particolare per il futuro?
Ognuno di noi porta avanti una vita che va di pari passo alla Musica: insegniamo, studiamo, lavoriamo… poi, quando il tour chiama, apriamo il portellone e partiamo. La Musica é la nostra professione gioiosa e giocosa.
Progetti per il futuro? Tanti, da riempire il Cielo.  Ma uno alla volta… ora vogliamo vincere la nostra Revolucion.

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