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Giuseppe Righini – Houdini

2015 - Ribéss Records
pop / elettronica / songwriting

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Tracklist

1. Monge Motel
2. Magdalene
3. Amsterdam
4. Nonsense Dance
5. Licantropia
6. Bye Bye Baba
7. Tic Toc Bar
8. Lungo La Strada
9. Houdini
10. Non Siete Soli

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Gli anni ’80 di Battiato, Depeche Mode e Duran Duran, i ’90 dei Garbage e Blue Vertigo, nonchè gli anni ’00 dei Subsonica convivono armonicamente e senza apparenti gerarchie in “Houdini”, terzo lavoro di inediti dell’eclettico cantautore Giuseppe Righini.

L’essenza del disco è, come deducibile dai riferimenti iniziali, decisamente elettronica, con spiragli che lasciano intravedere un’attitudine se vogliamo Rock e Blues, magari anche solo nella voce, in generale perfetta, intonatissima e cristallina, ma all’occorrenza anche sporca e graffiata. Il vero macroambiente in cui si muove la musica di Righini è comunque il Pop d’autore nelle sue diverse declinazioni: quella più melodica di “Amsterdam” e quella più danzereccia di “Magdalene”, con testi ben studiati, volontà narrative ben precise e un’originalità stilistica importante.
Tra batterie elettroniche, effetti sonori e sintetizzatori si naviga con scioltezza e piacevolleza da un brano all’altro, in un ottica di freschezza generale e di buon ritmo che quando mancano (ad esempio in “Licantropia” e in “Lungo la strada”) la differenza si sente, facendo incombere il rischio della noia e dello skip.
Nel complesso ci troviamo comunque di fronte a numerose canzoni davvero ben riuscite, perfetto mix tra avere qualcosa da dire, sapere come dirlo, sapere come cantarlo e farlo con suoni fighi (la produzione è di Fulvio Mennella) e in questo senso gli esempi non mancano: “Monge Motel”, “Nonsense dance”, “Bye bye Baba” e la già citata “Magdalene” sono pezzi che spaccano e che meritano Radio Deejay, Mtv New Generation, Sanremo Giovani e chi più ne ha più ne metta.

Però calma con l’entusiasmo, perchè la seconda parte del disco risulta un po’ meno efficace della seconda: ci si perde un po’, il carattere forte e conturbante di Righini rischia col tempo di sfocarsi nell’ombra di cose già sentite e i suoni a volte risultano plasticosi e non sempre originali. Insomma qualche angolo da smussare ancora c’è, ma quella che ci offre il cantautore romagnolo è una proposta nuova, un sentiero ancora poco battuto, una bella visione.

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