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Interviste

Intervista a VINCENZO FASANO

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A poco più di tre anni dal suo primo lavoro, Vincenzo Fasano è pronto per un nuovo album: Fantastico (clicca qui per la nostra recensione), uscito ufficialmente il 5 maggio, anticipato dall’inizio del tour. Un lavoro completo, con atmosfere, musica e testi che si inseriscono alla perfezione nelle fila del cantautorato contemporaneo, sospeso tra critica sociale e poesia.

Un siciliano, cresciuto a Mantova e maturato (in parte) a Bologna: quanto ha influito la geografia nella tua formazione artistica?
Penso che i luoghi siano insieme alle persone gli elementi primari per la formazione di un’identità e quindi anche di una formazione artistica.
Nel mio caso credo che sia stata la famiglia a darmi l’imprinting musicale, i miei due fratelli ascoltavano i Sex Pistols, i miei genitori Morricone, questa è stata la mia genesi.

Nel tuo nuovo disco è grande l’influenza della musica italiana indipendente: sei un buon ascoltatore di musica “nostrana”? Hai qualche gruppo poco noto da consigliare?
Ci sono alcuni artisti italiani che stimo moltissimo, ho visto i loro concerti, in alcuni casi ho comprato i loro CD per dare un mio contributo al loro progetto ma spesso li ho messi nel lettore poche volte o anche una sola volta, così come fossero libri.
In questi anni non c’è un gruppo che potrei definire “colonna sonora” di questa parte di vita, direi quindi che sono più un conoscitore che un ascoltatore di musica italiana.
No, non conosco qualcuno non noto che mi piaccia veramente.

Quanto credi sia facile farsi notare nel panorama musicale contemporaneo? Credi bastino talento e voglia di suonare o sia fondamentale avere agganci giusti (etichetta, agenzia stampa..)?
Credo che se un artista riesca veramente a far pensare, a far muovere lo stomaco e il cuore, prima o poi verrà notato dai “suoi simili”. Magari sarà “famoso per pochi” perché rappresenta solamente quei pochi, ma si farà notare. Gli agganci giusti possono servire una stagione, poi la gente scopre la verità.

I concerti sono sempre stati un tuo punto forte, per quantità e qualità: hai intenzione di continuare con tantissime date?
Sì, sì e ancora sì!!! Ho capito che suonare mi fa sentire vivo, mi completa, mi diverte, rende possibile vedere tutto il mio paese, di conoscere posti e persone che altrimenti non avrei mai conosciuto.Non è facile lasciare la propria famiglia per il tour ma è stupendo tornarci, vedere che in quei giorni non è cambiato nulla ma è successo qualcosa, siamo cresciuti.
Con il Sanguetour abbiamo fatto oltre cento date, con il Fantasticotour non voglio neppure pormi un traguardo numerico, suonerò fino a quando troverò questo viaggio divertente, che abbia un senso per me e per chi mi ascolta.

Hai iniziato il tour di Fantastico prima dell’uscita ufficiale dell’album: non credi sia azzardato presentare canzoni dal vivo praticamente per la prima volta, senza che il pubblico abbia avuto la possibilità di familiarizzarci? Che reazioni ci sono state?
Questo è il mio secondo album, in pratica sono in giro dal 2011, sono un esordiente, come tale ho pensato dì presentarmi da zero, poi se il live piacerà la gente avrà la possibilità di rivedermi.
Pensavo fosse sorprendente suonare i miei brani nuovi, mai sentiti, a persone che già mi conoscevano, per il pubblico è come andare al cinema a vedere per la prima volta un film di un regista che gli piace moltissimo…
Le reazioni sono state veramente belle, sicuramente non si può piacere a tutti, ma chi mi seguiva, con gli occhi felici e lucidi, mi ha riempito di domande che normalmente poni ad una persona che è tornata da una un lungo viaggio.
“Dove sei stato?”, “Ma lo sai che sei cambiato?”, cose così…

Dal vivo si crea un rapporto con il pubblico che, ovviamente, è impossibile saggiare altrimenti. Ti mancava suonare così spesso? Preferisci suonare vicino a “casa” e ad un pubblico più conosciuto o sperimentare con spettatori sempre nuovi?
Mi mancava tantissimo, riprendere è stata dura perché l’impatto con la gente è forte ma dopo le prime due serate dove facevo da gruppo spalla agli The Zen Circus e ai Post-CSI mi sono ritrovato. Mi piace suonare per un pubblico diverso nell’età e nel genere, è spettacolare capire che una canzone viene apprezzata da un ventenne e da un quarantenne nello stesso modo anche se viene interpretata diversamente

Come mai nella copertina dell’album hai il volto ricoperto di glitter? Scelta “cool”, è stata una tua idea?
L’idea della copertina è nata da una cena con il mio amico Mattia PoP Reggiani, lui da anni lavora nel campo della comunicazione, è in quel momento che abbiamo capito che ci voleva un supereroe della normalità, qualcuno cioè che rappresenti la forza che occorre oggi ad una persona normale per riuscire ancora a sognare. Dopo aver fatto questo stesso discorso a Luca Rughi dello studio KartuPhoto di Mantova, ha detto una sola parola: “Glitter” ed ha scattato la foto. Ecco la copertina ed il logo che ricordano gli Avengers della Marvel.

Hai la tua “base operativa” a Mantova? Tu che hai vissuto anche la realtà di Bologna, credi che conti molto la città in cui si vive, al di là delle influenze possibili, come trampolino di lancio?
Sicuramente la trasmissione di energie è importante ma se un artista ha veramente voglia di mettersi in gioco le distanze non contano, quindi credo che la città di appartenenza non faccia la differenza per emergere.

Chiudiamo guardando al futuro: è un caso che dopo Titoli di Coda il disco si chiuda con Verso l’Infinito ed Oltre? Pare tu non abbia proprio intenzione di fermati!
Sì, non ho intenzione di fermarmi, ho progetti come autore per cantanti della scena pop, ho in mente dei featuring per avere uno scambio di idee, di viaggi e di emozioni, ho intenzione di continuare a suonare in formazioni diverse per il Fantastcotour.
Ho voglia di caricare il mio furgone di strumenti e di persone, ho voglia di attivare il satellitare e di sentire come sempre la voce programmata di un androide femmina che mi porrà la sua prima domanda: “Dove si va?”

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