Nati ad Ancona ad inizio 2014, debuttano ufficialmente con “Cella Zero” circa un anno più tardi: sono I Giardini di Chernobyl, band già accostata a nomi altisonanti del rock alternativo e del nu metal in seguito alla pubblicazione del loro primo singolo, a Dicembre.
Forse, però, è un tantino precoce azzardare paragoni del genere per una band che sta muovendo i suoi primissimi passi. Il disco è introdotto da “Noir”, un pezzo che, già nel titolo, dice molto delle atmosfere che permeano “Cella Zero” in tutta la sua durata: sono dieci tracce a tinte scurissime, che, in alcuni momenti, suonano anche un po’ grunge. Il disco scorre poco fluido: risente di un continuo oscillare fra alti e bassi, fra pezzi in cui gli anconetani rendono al meglio grazie alla loro grande padronanza degli strumenti e pezzi che scivolano via a fatica, a causa di una grande ripetitività. È “Foto Dall’Aldilà” a spiccare su tutti, comunque, insieme con “Odio Il Sole” e “Un Infinito Inverno”.
La sensazione è che i Giardini di Chernobyl abbiano molto da dire, ma che siano ancora un po’ acerbi. Sotto l’aspetto tecnico, “Cella Zero” è sicuramente ben fatto. È la ridondanza davvero eccessiva ad inficiare sul giudizio complessivo del disco: il gap fra i brani migliori, scanditi da riff aggressivi, distorsioni eleganti e una potentissima batteria e quelli meno riusciti è abbastanza ampio.
In ogni caso, “Cella Zero” rappresenta una base da cui partire per comprendere ciò su cui la band deve lavorare maggiormente: il talento non manca, i margini di crescita sono notevoli.