Senza la paura di essere riflessivi, senza la fretta di dover spingere un’elettronica per forza ballabile. Senza però dimenticare di far muovere e di lanciare ritornelli altamente orecchiabili, con ritmi che catturano e sottofondi che si insinuano a forza nell’orecchio. Senza l’imposizione dell’allegria forzata che segue quasi d’istinto la musica che esce dai synth.
Riverbera tutto, con una voce che interviene molto di rado (e quando lo fa è setacciata e modificata dalla mano elettronica che governa il tutto), una drum machine che spinge attorniata dai synth che gestiscono con sapienza il resto.
Si parte con la title track, movimentata e ballerina, per poi passare pian piano a influenze più oscure, arrivando al martellamento da drum machine in Dusk e ancora oltre. Another Chance è ipnotica, con un suono che ritorna su sé stesso un’infinità di volte e un lamento sfocato in sottofondo. In chiusura troviamo Triangle, con rimandi anni ‘80/’90, e la cupa compagnia di Grey Sunday che conclude, annullando buona parte dei ritornelli spensierati che si erano insidiati nell’orecchio strada facendo.
Un disco di altissima qualità, che sa mescolare molte influenze e atmosfere non sempre facilmente coniugabili e sa farlo senza mai dare l’impressione che cozzino tra di loro, portando in Italia un genere ben poco diffuso con grande intuitività musicale.