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Sacri Cuori – Delone

2015 -
folk / soundtrack

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Tracklist

1.Bendigo
2.Una Danza
3.La Marabina
4.Snake Charmer
5.Delone
6.Belly Stranger
7.Portami Via
8.Seuls Ensemble
9.Madalena
10.Dancing (On The Other Side Of Town)
11.Cagliostro Blues
12.Serge
13.El Comisario
14.Dirsi addio a Roma

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“Delone” dei Sacri Cuori sfreccia in aria come un razzo a vapore. Eh? Ma sì, uno di quei mezzi immaginifici da libro. Una cosa che non sta né nel passato né nel futuro ma che ti ritrovi ad osservare nel presente. Alla guida Antonio Gramentieri, chitarrista che mangia polvere ed espelle bellezza attraverso la musica che scrive e che suona.

Dopo un disco splendido come “Rosario” e un paio di scorribande altrettanto fulgide al fianco di Hugo Race eccoli tornare con un disco spaventoso. Nella stiva della nave sono nascosti mostri sacri come Evan Lurie (metà della testa delle Lounge Lizards), Howe Gelb dall’Arizona delle Sabbie Giganti con amore, mr. Steve Shelley, l’immenso padre putativo di ogni chitarrista moderno Marc Ribot e Carla Lippis. Proprio la Lippis dona parti vocali da lasciar stesi. “Una danza” la vede sugli scudi ad accarezzarci impietosamente, arrivata direttamente dagli anni ’60, una Mina mutante a zonzo per il Messico; il razzo a vapore tira dritto tra i timpani con l’ibrido Dick Dale/Henry Mancini di “Bendigo”, ma lascia presto spazio a movimenti di tutt’altra specie, la VERA nuova musica “italiana”, che in Italia pare di non starci proprio, e via con la scanzonata “La Marabina”, anacronismo perfetto in un Paese che perde tempo. Lo spirito di Gilberto Gil che banchetta con l’atmosfera di Morricone si palesa sulla danse solaire di “Madalena” con i fiati a dare corpo d’acciaio al tema, ma anche sulla sontuosa “Billy Strange”; storta marcetta allucinante è “Cagliostro Blues” mentre la lezione Waits/Gelb prende forma nell’oscurità di “Snake Charmer”.

Sono tutti viaggi da “colonna sonora”, cucita a pennello per film mai scritti e che vedranno la luce solo nella testa di chi ascolta e chi suona, come la piaciona “El Comisario”, che sembra quasi di vederlo, ‘sto grasso commissario, aggirarsi per una città infestata dalla calura, alla ricerca di chissà chi. La forza sta, qui più che mai, nella capacità di far immaginare qualcosa che non c’è ed è, oggi, una “skill” che non tutti si possono permettere. Americana, folk, outsider, chiamatela come cazzo volete, ma questa è musica che trascende il tempo. Scusate se è poco.

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