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Everything Everything – Get To Heaven

2015 - Sony
art-pop / progressive

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Tracklist

1. To the Blade
2. Distant Past
3. Get to Heaven
4. Regret
5. Spring/ Sun/ Winter/ Dread
6. The Wheel (Is Turning Now)
7. Fortune 500
8. Blast Doors
9. Zero Pharoah
10. No Reptiles
11. Warm Healer

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Eccoci alla definitiva prova di maturità per la band di Manchester. Se con Man Alive i nostri avevano dimostrato le radici del loro talento, confermate anche in sede live, pur ancora condite da una certa incapacità di realizzare i pezzi in pieno, Arc aveva ulteriormente affinato le armi e Get to Heaven dovrebbe essere il momento giusto.
Dopo un po’ di ascolti, son giunto alla conclusione che temo non vi siano i numeri necessari affinché ciò accada, ma andiamo in ordine.

Sicuramente è degno di nota come riesca ad affrontare l’orrore quotidiano in piena faccia, Higgs s’è fatto un anno a casa solamente a guardare notizie e telegiornali vari, scrivendo quintali di testi. E così, pur non rinunciando, fortunatamente, al loro tipico linguaggio musicale isterico e tremendamente orecchiabile, uno dei singoli di lancio, Regret, affronta il tema oltremodo attuale delle ragazze che decidono di andare a fare le “ISIS wives”, restandoti subito in capoccia. L’altro singolo Distant Past, pur non convincendomi pienamente con i suoi vari samples in mezzo al ritornello, pone al centro dell’esistenza umana la natura animalesca da cui nessuno può fuggire. Non c’è verso, al momento gli Everything Everything suonano talmente unici da non avere nessun paragone possibile.
L’isterico esperimento electro-pop di The Wheel (Is Turning Now), invece, tratta di Nigel Farage e l’UKIP. Fortune 500 avanza con un fare quasi marziale, un battito inquietante di sottofondo arricchito da trombe e sintetizzatori mentre Higgs traccia un piano per assassinare la regina. Blast Doors alterna falsetti e versi sparati a tremila in rap, mancando evidentemente di un aggancio melodico che funzioni a lungo termine. Molto meglio riesce No Reptiles, probabilmente tra i pezzi più belli di Get to Heaven, se non proprio di questo maledetto anno, partendo con il solito falsetto rap a tremila di Higgs e poi evolvendo in un finale epico elettronico con un crescendo che a malapena si fa notare, ma poi parte un “Just give me this one night to feel”, come farebbero i Coldplay se non facessero pena, strepitoso, impossibile da dimenticare e obbligatorio da riascoltare.
Emotivamente è un lavoro al sapore di nitroglicerina, capace di trascinarti nel fango se sei troppo intento a sviscerarne ogni dettaglio e poi a darti un buffetto e farti andare via da solo nella notte. Get To Heaven riesce a continuare perfettamente quanto abbiamo apprezzato su Arc, ma non è quel netto salto di qualità che era lecito aspettarsi, causa alcuni momenti non brillantissimi.
Personalmente consiglio di dare un ascolto anche ai pezzi bonus, tra cui si nascondono chicche orecchiabilissime e delicate come We Sleep in Pairs (“Are you desperate? Yes I think I’m desperate, what’s my best bet? On your death bed”) o altri momenti che sembrano prelevati ispirati direttamente da troppi ascolti di Yeezus (Hapsburg Lippp).

Probabilmente una tracklist fatta in casa, unendo alcuni dei pezzi bonus e togliendone altri, renderà la vostra personale copia di Get to Heaven  il miglior album dell’anno. Così com’è, purtroppo, non mi riesce di promuoverlo pienamente come mi sarebbe piaciuto; ciò nonostante rimane uno degli ascolti più sfiziosi degli ultimi mesi, tremendamente consigliato, altamente remunerativo a lungo andare.

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