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Rosetta – Quintessential Ephemera

2015 - Golden Antenna
post-metal

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Tracklist

1. After The Funeral
2. (Untitled I)
3. (Untitled II)
4. (Untitled III)
5. (Untitled IV)
6. (Untitled V)
7. (Untitled VI)
8. (Untitled VII)
9. Nothing in the Guise of Something

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E poi c’è il punto di non ritorno. In poche parole è quel momento in cui una band sfodera il disco migliore della propria carriera, nonostante abbia fatto solo dischi belli.

“Quintessential Ephemera” dei Rosetta è proprio quel punto, altissimo e inarrivabile, anche in divenire. Perché di dischi belli ce ne doneranno ancora ma come questo i cazzi proprio. Spinti in questo turbinio delirante dallo splendore armonico di “After The Funeral” è subito “Untitled I” ad ergersi a divoratrice di anime, creatrice di lacrime e buonumore, le melodie danzano in cerchio sotto le grida di Michael Armine che presto prendono una piega abbacinante, come se Chino Moreno avesse preso pieno controllo dell’ugola di Mike, su queste sfuriate pop in libertà. La forza motrice del disco è la morbidezza dei suoni, il sintomo quasi a là Karate delle chitarre, l’ascensione illimitata delle melodie verso lo spazio aperto; è greve, cristallino, pulito e melodico pur essendo un disco da dieci tonnellate, così la virulenza post-hc prende il controllo su “Untitled II” e il basso fa da traino incontrollabile in “Untitled III” (il lavoro del bassista David Grossman su questo album è impareggiabile in questo genere), “incrociando i flussi” con chitarre flebili e isisiane ora più che mai. Ogni tassello va a comporre un mosaico unico di fervore ottundente: le elettrogenesi di “Untitled IV”, la cosmica marcia funebre che introduce l’esplosione di “Untitled V” e il suo ritorno alla “morenità” vocale e aggiunge un tocco pop eighties da strapparsi la pelle dalle braccia che torna ancora su “Untitled VI”.

Ogni pezzo è motivo di follia e sbrodamento, con un mix d’altri tempi (Colin Martson sa dove mettere le mani).

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