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Wolf Alice – My love is cool

2015 - RCA/Dirty Hit
indie-rock

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Tracklist

1. Turn To Dust
2. Bros
3. Your Loves Whore
4. You're A Germ
5. Lisbon
6. Silk
7. Freazy
8. Giant Peach
9. Swallowtail
10. Soapy Water
11. Fluffy
12. The Wonderwhy

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Ferale e sofisticato. Inietta vigore, immaginazione e personalità ad un genere, l’indie-rock, sempre più stanco.
Mica male come giudizio per un debut album, soprattutto se a dirlo è un quotidiano autorevole quanto il Telegraph. I londinesi Wolf Alice, dopo essersi conquistati negli anni passati una buona fetta di fans grazie all’uscita di EP e singoli a profusione, ora con My love is cool fanno le cose in grande, mettendo anche un po’ di ordine al caos con l’aiuto della Dirty Hit, filiale della RCA.
Una promessa: nel giudizio, niente cinismo e niente freddezza. Ellie Rowsell, frontwoman già super cool che tra un Glastonbury e un Rock En Seine ispira pure collezioni di Topshop, ci chiede di essere, nell’approcciarsi alla band, decisamente selvaggi. Traccia numero due, Bros, la Rowsell pare Shirley Manson e canta Are you wild like me, raised by wolf and other beasts?. Poco dopo, in una You’re a Germ che trasuda Nirvana da tutti i pori, ritorna quella parolina magica: Eyes wild, eyes wide. Alla fine, in Freazy, le cose si fanno chiare: You can join us if you think you’re wild.
Era Agatha Christie a scrivere che un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova: quindi, dicevamo, wilderness.

My love is cool, non lo si può negare, pesca dal recente passato degli anni Novanta e degli anni Zero a piene mani: Hole (Your loves whore, che sarebbe piaciuta a Courtney Love fin dal titolo), The XX, Garbage, i già citati Nirvana (Giant peach è una Drain you 2.0). È tutto un gioco tra heavy e soft, tra revivalismo grunge e ritornelli catchy delle canzoni pop. Una definizione che mette un po’ i brividi e imporrebbe di tirare fuori quel sano cinismo di cui si parlava all’inizio, ma niente da fare. C’è l’imperativo della Rowsell da rispettare. Quindi si ascolta meglio, e ci si accorge che tutto questo giocare con i generi, anche all’interno di una singola canzone, scivola via godibilissimo.

C’è qualcosa di molto rassicurante, in My love is cool, quasi di familiare, un continuo domandarsi Ma dove l’ho già sentita? Era nella colonna sonora di The O.C. o in un vecchio cd dei Nirvana?. Una Turn to dust spettrale apre un album che poi è tutto in accelerazione.

La Rowsell dice di essere stata influenzata da Patrick Wolf, Kings of Leon, Radiohead, Outkast e Nick Cave. Eccone un’altra, di dichiarazione da mettere i brividi. Kings of Leon e Radiohead, accostati così, senza rispetto. Eppure, niente da fare, non si riesce ad essere cinici nemmeno questa volta: si ascoltano Your loves whore e Soapy water e ci si accorge che il rispetto non c’entra, che non è peccato passare dalle melodie sussurrate, agli accenni di new wave fino ai riffoni anche un po’ strafottenti. Forse è proprio per questo loro attraversare i generi in modo schizofrenico che sono stati scelti ad aprire i concerti di Tom Odell e Lenny Kravitz, due che più agli antipodi non potrebbero stare.
La migliore qualità di Rowsell e soci è l’immediatezza comunicativa: arrivano dritto al cuore senza fronzoli o sofisticate sovrastrutture. E tutto ha il sapore fresco di un drink estivo.

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