Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Daughn Gibson – Carnation

2015 - Sub Pop
alternative rock

Ascolta

Acquista

Tracklist

1.Bled to Death
2.Heaven You Better Come In
3.Shatter You Through
4.For Every Bite
5.Daddy, I Cut My Hair
6.A Rope Ain’t Enough
7.I Let Him Deal
8.Shine Of The Night
9.Runaway and the Pyro
10.It Wants Everything
11.Back With The Family

Web

Sito Ufficiale
Facebook

La carriera musicale di Daughn Gibson (al secolo Josh Martin, classe 1981) inizia nell’A.D. 2001 come batterista dei Pearls and Brass, un gruppo stoner rock di Nazareth, Pennsylvania, una piccola cittadina di circa seimila abitanti situata nell’estremo est dello stato. Dopo lo scioglimento della band nel 2008 e la successiva reunion del 2010 nessun segno di vita è più pervenuto dal trio nazareno.
Nel 2012, Josh pubblica il suo primo album solista “All Hell”, sotto lo pseudonimo Daughn Gibson, per l’etichetta White Denim di Philadelphia. Un debutto ben recepito dalla critica.
L’anno successivo, D.G. firma un contratto con la storica etichetta Sub Pop di Seattle, la quale pubblica il suo secondo album solista “Me Moan”. Un disco peculiare, nel quale si scontrano e si incontrano, mescolandosi, atmosfere country, gotiche ed elettroniche a là Depeche Mode.

A distanza di due anni, la collaborazione con la Sub Pop resiste e Giugno 2015 vede l’uscita di “Carnation”. Il disco, coprodotto e registrato insieme a Randall Dunn (produttore e ingegnere del suono con base a Seattle, membro fondatore dei Master Musicians of Bukkake), ha visto la collaborazione di una pletora di musicisti: Eyvind Kang (compositore e violinista che ha curato gli arrangiamenti degli archi); Matt Chamberlain (batteria); Steve Moore (trombone, piano, synth e tastiere); Milky Burgess, Paul Wegman e Jer Rouse (chitarre); Sherik (sax); Jay Kardong (pedal steel guitar). L’album si stacca dal precedente “Me Moan”, per abbracciare atmosfere – se possibile – più cupe e introspettive. Ciò che colpisce subito, al primo ascolto, è il timbro profondo e caldo di D.G., che oscilla con impressionante somiglianza fra quello di Nick Cave e quello di Dave Gahan.In aggiunta, le sonorità dell’album rimangono strettamente collegate all’elettronica dei Depeche Mode fondendola con le atmosfere oscure e gli omaggi alla Morte tipici di Nick Cave.

Nel complesso una buona produzione, piacevole all’ascolto ma che non spicca per nessuna qualità particolare, se non per le illustri somiglianze già citate.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni