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The Fratellis – Eyes Wide, Tongue Tied

2015 - Cooking Vinyl
rock / garage

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Tracklist

01. Me and the Devil
02. Impostors (Little By Little)
03. Baby Don't You Lie to Me
04. Desperate Guy
05. Thief
06. Dogtown
07. Rosanna
08. Slow
09. Getting Surreal
10. Too Much Wine
11. Moonshine

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Sono passati nove anni da “Chelsea Dagger”, successone indie rock dell’album di debutto “Costello Music”; una di quelle canzoni di cui ancora oggi Virgin Radio non può fare a meno. Nove anni di attività dei The Fratellis, che hanno prodotto quattro album fatti a loro volta di promesse più o meno mantenute, con cui qualunque artista che parte col botto deve fare i conti durante il resto della sua carriera. Nove anni che effettivamente iniziano a sentirsi a giudicare da questo “Eyes wide, Tongue tied”, disco che non riesce a conservare integralmente quella grinta che ha contraddistinto gli esordi del trio scozzese.

Se infatti è per certi versi ancora presente l’impronta ruvida di quel loro rock tra il garage e il rockabilly, bisogna tuttavia considerare il manifestarsi di una scomoda quanto inevitabile maturità artistica, da intendere nell’accezione positiva e negativa del termine. La maturità descritta sta in una più marcata attitudine verso sonorità folk e country, spesso portate a galla da momenti di introspezione musicale a loro volta più frequenti rispetto al passato. Si può dire forse che sia presente  un senso di concretezza e consapevolezza maggiore, ma di quella che per contro porta a carenze in fatto di freschezza, esplosività e grinta, ovvero le caratteristiche fondamentali di una band come The Fratellis.
Alla sopra citata attitudine folk, se ne può aggiungere un’altra praticamente antitetica, ovvero l’attitudine dance, che rissolleva un po’ le sorti di questo disco contraddistinguendo i pezzi più ritmati (ad esempio “Thief”, forse la novità migliore del disco) e sparpagliandosi in tanti piccoli elementi elettronici utilizzati per condire atmosfere comunque sempre assodate e mai troppo stravolte. Se la prima parte del disco è da considerare abbastanza variegata e divertente (“Baby don’t you lie to me” e “Dogtown” ne sono conferma) la seconda risulta invece meno accattivante, poichè più classicamente e tradizionalmente rock; se non più noiosa, perlomeno più prevedibile.

Si arriva dunque un po’ fiacchi alla fine di questo “Eyes Wide, Tongue Tied”, un disco che racconta l’evoluzione di un gruppo che sta crescendo, come tantissimi altri al mondo; ma se invecchiare è inevitabile, invecchiare male non lo è. Almeno non in musica.

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