Io ci speravo. Speravo che i Grave Pleasures, o ex-Beastmilk che dir si voglia, riuscissero con “Dreamcrash” a replicare quel “Climax” che nel 2013 fece ballare metallari, dark, gothic rockers e giovanotti alternativi, con una proposta a base di Sisters of Mercy, Joy Divison, Misfits e Danzig. Un disco trasversale e magnifico, 10 pezzi uno più bello dell’altro, nessun riempitivo, tanto derivato quanto nuovo.
Io ci speravo. Speravo che la fuoriuscita del chitarrista Johan “Goatspeed” Snell non cambiasse poi di molto le dinamiche del gruppo, nonostante nel frattempo avesse cambiato denominazione.
Io ci speravo. Speravo che i nuovi innesti (Linnea Olsson delle The Oath e Juho Vanhanen dagli Oranssi Pazuzu alle chitarre, Uno Bruniusson dagli In Solitude alla batteria) riuscissero in qualche modo regalarci brani come “Death reflects us” o “Nuclear winter” (e la lista potrebbe continuare).
Purtroppo però quello che doveva e poteva essere un disco clamoroso visti i trascorsi e la caratura dei personaggi coinvolti si rivela invece essere solo un disco di innocuo gothrock.
“Dreamcrash” in qualche modo continua il discorso iniziato con “Climax” senza averne però la sfrontatezza e la forza dirompente. Le influenze rimangono più o meno le stesse, manca però il guizzo, quel pezzo che ti fa saltare sulla sedia (“Crisis” in odor di Interpol, il singolo “New Hip moon” e “Girl in a vortex” i brani degni di maggior attenzione). Una resa sonora troppo piatta (confrontatelo con “Climax” e capirete cosa intendo) completa il quadro.
Considerate “Dreamcrash” come l’esordio di un gruppo nuovo senza un passato. Solo così potrà affascinarvi e piacervi ma se indagate potreste avere delle brutte sorprese…