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Any Other – Silently, Quietly, Going Away

2015 - Bello Records
indie rock / alternative

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Tracklist

1.Something
2.Blue Moon
3.Gladly Farewell
4.His Era
5.365 Days
6.Roger Roger, Commander
7.5.47 PM
8.Teenage
9.Sonnet #4
10.To The Kino, Again

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Prima di recensire un disco come Silently, Quietly, Going Away è doveroso fare una premessa, mirata più che altro a coloro che tendono a storcere il naso quando si imbattono in ascolti indie-rock: qui non abbiamo a che fare con il gruppetto sfigato, considerando che obiettivamente in giro ce n’è fin troppi, che non sapendo che fare suona proponendo uno stile musicale tale da poter apparire sentito e risentito, girato e rigirato. Qui la carne al fuoco è tanta, ascoltare per credere. Ecco, ora si può procedere.

Quello degli Any Other è un progetto musicale esemplare, si tratta di un ensemble di tre ragazzi milanesi (Adele Nigro, ex Lovecats, Erica Lonardi e Marco Giudici) che in modo evidente fa degli anni novanta musicali un forte segno di riconoscimento, stando perlomeno a questo loro esordio discografico, nonché prima produzione Bello Records. E’ un insieme di tuffi nel passato notevoli, una mistura di allusioni che vengono in mente automaticamente: si immagini un’Alanis Morissette all’apice della propria carriera cantare spassionatamente un brano degli Smashing Pumpkins o ancora una Waxahatchee improvvisare un brano in voga in quegli anni..ecco, qualcosa del genere. I dieci brani che compongono il disco sono caratterizzati da una semplicità strabiliante, non si cade mai nel banale, anzi, in ogni caso ogni strumento si fa caratteristica principale per cui apprezzare quanto si sta ascoltando. L’incipit è dato da Something, l’acustica e la sempre piacente voce della Nigro (della quale colpisce oltretutto la perfetta pronuncia inglese) ne rappresentano i punti di forza, grazie ad essi si può da subito percepire l’atmosfera che si creerà, ascoltando, da questo momento in poi. Al contempo, vestito delle tipiche e piacevoli movenze ballad con chitarra onnipresente e basso graffiante, Teenage colpisce al primo ascolto, è la conferma del fatto che ad una band come gli Any Other non si può non volere bene: piace ancora di più quando, verso i due minuti, cambia la ritmica di base passando ad atmosfere sempre decelerate ma più ipnotiche, con qualche piccolo tratto in cui la voce della leader si fa acre (come anche verso la parte finale di Sonnet#4). Roger Roger Commander, invece, richiama spudoratamente, e questo ovviamente rappresenta un grandissimo pro, i prima menzionati Smashing Pumpkins, è come se l’idea che ha permesso di concepire il brano in questione sia stata data da quella fase strabiliante in cui Corgan e co. hanno dato vita a Siamese Dream: analogo livello di rabbia frammisto a pacatezza e melodia. In altri termini, la ricetta della perfezione. L’album si chiude con To The Kino, Again grazie al quale è letteralmente impossibile non farsi venire in mente la fase più recente dei Sonic Youth, l’ultima e più sperimentale, nell’intro. Anche qui l’attenzione sale intorno alla metà del brano, i suoni si ammorbidiscono, riprendendo vigore poco dopo, e si ripete incessantemente “Silently, Quietly, I’m Going Away”, quasi come a voler insistere sul fatto che silenziosamente e cautamente la band esce di scena. Si spera solo temporaneamente, ci auguriamo un loro ritorno quanto prima e con la stessa caparbietà.

Come già sottolineato, gli Any Other non sono un gruppo che si dimentica, anzi, è uno di quei casi in cui ci si affeziona con facilità. È un disco con di fondo una grande morale, questo è assodato: avete difficoltà ad uscire dal magnifico tunnel dei beneamati anni novanta (anche se francamente mi auguro che nessuno lo desideri!)? Perfetto, la vostra occasione non sarà di certo questa.

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