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Ought – Sun Coming Down

2015 - Constellation Records
indie / post-punk

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Tracklist

1. Men For Miles
2. Passionate Turn
3. The Combo
4. Sun's Coming Down
5. Beautiful Blue Sky
6. Celebration
7. On The Line
8. Never Better

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Quando una band vale, inutile ribadirlo, vale. Sia che tenda a riproporre stili musicali amati e odiati dai più in tempi passati, e per questo da tutti ricordati, sia che abbia alla base la giusta quantità di innovazione necessaria per colpire discografici ed audience. Gli Ought si pongono esattamente al centro di tale teoria, è uno di quei casi, pochi tra l’altro, in cui non è per niente fuori luogo pensare a loro e come l’incarnazione delle grandi menti musicali a cavallo tra anni settanta e ottanta (tra le maggiori Joy Division, Television e Talking Heads) e come una band dalla grande vitalità, dalla forza smisurata e dalla naturale tendenza alla sperimentazione e, quindi, all’innovazione.

Il sophomore della band radicata a Montreal (nonostante nessuno dei quattro componenti sia originario del Canada) è la conferma di quanto appena detto, Sun Coming Down è stato pubblicato lo scorso 18 settembre via Constellation Records, label alla quale questi ragazzacci sono ormai affezionatissimi , e nel giro di poco più di un mese ha mietuto molte più vittime (nel senso buono, è chiaro!) che in seguito all’uscita di More Than Any Other Day dello scorso anno. Una meritatissima vittoria dopo l’altra, questo è da dire.

I tratti leggermente più indie, quindi quelli che materialmente palesano il lato più sperimentale dei quattro, rappresentano l’ondata che investe non appena si da il via all’ascolto del disco con Men For Miles. Fievole batteria e sintetizzatore danno il benvenuto in questo viaggio tra passato e presente che non lascia inerti, basta voler farsi trasportare laddove gli Ought ci vogliono portare. Singolo estratto diversi mesi prima della pubblicazione del disco e che da subito ha fatto innamorare chi non era ancora caduto tra le braccia della band “canadese” è la fenomenale Beautiful Blue Sky: anche in questo caso il post-punk, nonchè la caratteristica vera e propria del sound del quartetto, viene temporaneamente accantonato per dare libero sfogo alle nuove idee. Quello che ne deriva è senza dubbio qualcosa di estremamente piacevole, ed è riduttivo descriverlo così, è un brano di quasi otto minuti che si apre con un arpeggio semplicissimo dato dalle corde del basso di Ben Stidworthy e che va toccando sponde che non ci si aspetterebbe in modo sempre più graduale e gradevole. Se partiamo dal presupposto che gli spunti facilmente estraibili dagli otto pezzi di Sun Coming Down riconducono con estrema facilità ai colossi sopra menzionati, un brano come Celebration non può che essere la conferma di quanti affermato. L’idea, il sound in ogni sua sfaccettatura e il timbro vocale del cantante Tim Beeler..tutto riporta a quella via di mezzo tra i Joy Division di Ian Curtis e i Talking Heads di David Byrne, un brano di appena tre minuti che incarna in se la vera essenza del post-punk: chitarra grezzissima, non di meno basso e batteria che completano il suono portandolo a livelli altissimi, con ritmiche altalenanti. Ian curtis sarebbe orgoglioso dei “mostri” a cui il suo genio indiscusso ha dato vita.

Lunga vita agli Ought, davvero lunga vita. Una band alle prime armi ma che ammalia come se avesse esperienza da vendere non soltanto ammiratori in giro per il mondo ma anche componenti di altre band che ammettono la loro grandezza sempre più smisurata in un contesto musicale difficile da vivere come quello contemporaneo. Un bell’esempio di meritocrazia da tenere doverosamente presente, l’augurio da parte di un amante di un genere musicale simile è che nascano ogni giorno gruppi come questo. Ma soprattutto che gli Ought, principalmente, non ci deludano mai.

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