Un duo con una solida base a Bologna, città dove l’elettronica sta salendo sempre più alla ribalta, un EP già uscito e diverse esperienze alle spalle per entrambi.
Navigano verso un punto d’incontro comune dall’inizio alla fine, fondendo spesso distorsione e armonia, bpm elevati e inflessione: all’inizio, per esempio, dove l’elettronica spinge e distorce mentre il piano sullo sfondo prova a inserire ordine. Un compito difficile, che si prefissano fin dal principio, a priori. È l’idea stessa del loro lavoro, come si capisce dal nome del progetto che mescola francese e inglese.
Una partenza tutto sommato moderata, un viaggio continuo ma mai costante, che si prende lo spazio e la libertà per rallentare quando trova qualcosa di interessante. Trasognante (Fetch) senza mai rinunciare alla spinta e ai rimandi techno (Luff), con passaggi oscuri (Lighthouse Keeper) e una conclusione all’insegna della sperimentazione, dove si alternano suoni più o meno noti che si rapportano con regole e cambi di ritmo non sempre usuali.
Un disco di crescita, di ricerca, che rifiuta perentoriamente di adagiarsi alle regole commerciali della musica elettronica (in Italia). Il risultato è un lavoro non sempre incisivo, nel quale si riconosce perfettamente il valore musicale e stilistico del progetto ma che fatica ad aggrapparsi e rimanere ancorato all’orecchio: servono molti ascolti per capire un album del genere, cosa che potrebbe frenarne la diffusione.