Il quarto lavoro di Claire Boucher, musicista, cantante e producer vancouverese, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Grimes, può essere accolto con entusiasmo come il disco della consacrazione mondiale: un’esplosione di electropop sensibile e potente, che sa trasportare e lasciare il segno.
Iniziamo col dire che Art Angels rappresenta una svolta decisa verso un pop più internazionale, percorso già segnato da alcuni passaggi del precedente Visions, ancora però appesantito da un’estetica dark, una tendenza all’oscurità che se da una parte l’ha resa famosa, dall’altra l’ha portata alla necessità inevitabile di un’apertura maggiore. Ebbene il fiore è finalmente sbocciato: un fiore bellissimo, con uno stelo robusto e petali di una vivacità disarmante. Lo dimostra la title-track, che si presenta quasi come una papabile summer hit, cosa abbastanza sorprendente se si conosce il passato musicale dell’artista.
Venir rapito sensorialmente da questo disco è cosa fin troppo facile: i ritmi sono trascinanti e sapientemente contrastanti, le melodie oscillano tra il sogno e l’incubo, la produzione musicale è di qualità sopraffina e la voce di Grimes, talvolta cristallina, talvolta sfuggevole, talvolta assurdamente squillante, risulta bella come non mai. Inoltre le atmosfere variano con genuino menefreghismo dall’electro-country di California al dark-pop di Scream; dall’irresistibile dolcezza di Flesh Without Blood e di Easily all’ossessività di Kill V. Maim. Una tavolozza piena di colori dunque, in cui però il rischio di uscirne destabilizzati è sventato da due elementi imprescindibili: La riconoscibilità dell’artista e il suo talento.
Se una fetta più o meno consistente della fan base della musicista canadese potrebbe rimprovverarle un eccessivo avvicinamento al radio-friendly (in alcuni momenti si rasenta il “Katyperrismo”, in altri ci si sente direttamente tra gli scaffali di Bershka) tutti gli altri si renderanno conto della crescita artistica di Grimes, che sembra finalmente pronta a fare parte del female pop internazionale. Ci si augura che porti sempre con lei quel tocco di eccentricismo e quella capacità di entrare e uscire dagli schemi a piacimento, caratteristica sua come di tutti quegli artisti che hanno un’idea di Pop tutta loro, sviluppata, disco dopo disco, attraverso l’impervio sentiero dell’autoproduzione. Ogni volta meglio, in questo caso.