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Queensryche – Condition Human

2015 - Century Media
progressive / metal

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Tracklist

1. Arrow of Time
2. Guardian
3. Hellfire
4. Toxic Remedy
5. Selfish Lives
6. Eye9
7. Bulletproof
8. Hourglass
9. Just Us
10. All There Was
11. The Aftermath
12. Condition Hüman

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Quando ci si trova a far fronte ad un passato brillante, che ha partorito alcuni album clamorosi quali “Operation Mindcrime” ed in contemporanea ci si muove nell’ ingombrante ombra di un santone come l’ex cantante mr. Geoff Tate, le aspettative sono inevitabilmente alte e non sempre vengono ripagate: l’anomimo album del 2013 con la nuova formazione lasciava purtroppo presagire un inevitabile declino per i Queensryche nella loro nuova versione con Todd La Torre alle parti vocali.
In realtà, sarebbe bene evitare di trarre giudizi dopo la prima uscita: è una regola che vale per tutto, incluso probabilmente le opere musicali.

Tornando per un attimo all’estate appena trascorsa, credo che chiunque abbia avuto occasione di vederli a Pistoia Blues si sarà stupito per la qualità complessiva di un suono live potente e rotondo, e per la performance vocale di Todd La Torre che si esprime sulle tonalità alte dei capolavori del passato in maniera del tutto naturale.
La prova del disco e del songwriting originale è però quella che consente all’ascoltatore di intravvedere se ci sarà finalmente una luce in fondo al tunnel dopo anni di disgraziate sperimentazioni, qualche CD francamente inascoltabile e una sequela di beghe legali e comunicati stampa. Il nuovo disco, mixato da Chris “Zeuss” Harris, risponde all’appello lasciandoci qualche dubbio ma anche tante cose positive: iniziamo l’analisi partendo proprio da ciò che ci ha impressionato.

La prima parte dell’album, su tutte la opener “Arrow of Time”, mischia riff tipicamente power metal (all’americana) ai classici ritornelli ritmati che faranno impazzire i fan dei vecchi lavori ma è la varietà di alcune composizioni che ci lascia piacevolmente sorpresi: si passa in breve da un pezzo pesante, quasi “prog-industrial” nell’incedere di basso e chitarra come “Eye 9” ad una metal ballad di concezione anni ’80 come “Bulletproof” in cui spicca il pregevole assolo centrale della chitarra di Wilton.  Il segno della ritrovata vena compositiva però lo intaglia la canzone che dà il titolo all’opera, un pezzo dalla trama complicata, che è quanto di più difficilmente assimilabile ad un primo ascolto: “Condition Human” inizia lenta, si anima nella parte centrale sugli scudi di una parte vocale hard-rock e quindi nel finale divaga in un arpeggio strumentale di gran qualità, raffinato. E’ la sezione più progressive dell’album, un brano che fa idealmente da collante tra la gloria dei tempi passati, la magnificenza di “Empire” e le prospettive più moderne di evoluzione stilistica.
L’incapacità di elevarsi a livelli ottimi è legata purtroppo ad alcuni pezzi modesti, in cui i Queensryche si perdono in deboli momenti di auto contemplazione: brani come “Just Us” o  “Selfish Lives” non aggiungono nulla a quanto di già ascoltato in diverse opere precedenti.

In conclusione quindi, non aspettatevi un capolavoro in linea generale, ma preparatevi ad ascoltare un buonissimo album che lascia degli ottimi presupposti e una sensazione di sollievo: finalmente dopo diversi anni bui, i Queensryche tornano a scrivere musica come ci si attende da una vera istituzione capace di vendere più di 20 milioni di dischi in carriera e influenzare un certo sound metal di inizio anni ’90.

Chissà mai che dando spazio alla vena più innovativa e prog della nuova produzione i ragazzi di Bellevue non riescano ad intraprendere un nuovo “rinascimento” musicale: tutto sommato sognare costa poco o niente, e comunque vada al risveglio non avrete sudato freddo come nei peggiori incubi.

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