Chicago, primi anni ’90. Arthur e William sono due adolescenti appassionati di basket e con la possibilità di frequentare la Saint Joeseph High School, scuola cattolica fra le più prestigiose della città e che in precedenza ha formato giocatori di grande livello. Per tutto il periodo del liceo i due ragazzi saranno seguiti da uno staff che li riprenderà sia in campo, che in classe, che nel corso delle loro giornate.
Hoop dreams altri non è che un pluridecorato documentario con centinaia di ore di girato che inizialmente avrebbe dovuto rappresentare un servizio sportivo per la NBC dedicato ai ghetti di Chicago e di come lo sport, e nello specifico il basket, possa aiutare i giovani a uscire da situazioni disagiate, più precisamente dal ghetto di una grande metropoli come la Windy City, dove la pallacanestro diventa sfida alla povertà e un modo per diventare i nuovi Thomas e Jordan, campioni dell’NBA degli anni ’90. James e Marx modificarono in corso di girato i loro progetti iniziali incastonando una narrazione durata un lustro nella vita di Arthur, di William e delle rispettive vite famigliari fatte di litigi, della difficoltà con genitori che si lasciano, delle bollette da pagare, e della luce che viene staccata, di figli che nascono e di disoccupazione, oltre che i voti da raggiungere per garantirsi il miglior college e il miglior grado di istruzione possibile, con il sogno di una Laurea nel cassetto e quello del professionismo nel cassetto adiacente. Alla fine delle quasi tre ore di documentario si assiste però a una triste mercificazione di tanti ragazzi adolescenti, visti come tanti registratori di cassa e non come allievi e uomini da formare, contravvenendo quindi le premesse iniziali con le quali i due erano inizialmente stati selezionati dalla prestigiosa High School. La sentenza più spietata, ma reale, è quindi quella di Gene Pingatore, coach del Saint Joeseph, ovvero che “Per un ragazzo che non ce l’ha fatta, o che non ha rispettato le attese sportive, ce n’è subito pronto un altro da formare e attorno al quale creare una nuova squadra vincente”.
Vedetelo per capire cosa sia la vita del ghetto per due adolescenti ora diventati uomini e con molti meno sogni nei rispettivi cassetti; e anche per la rispettiva buona pace di tutti coloro che nello sport Made in USA vedono spesso molto di più di una palla da scaraventare in un canestro.