Disco d’esordio, con un solo EP alle spalle, con premesse molto pretenziose: 80 minuti divisi su 15 pezzi, compresi un’intro ed un outro, che vagano nelle non facili influenze post-rock (e non solo). Minutaggio elevato, nel complessivo e nei singoli brani, che risulterà difficile coprire con perizia.
Grandi contaminazioni dall’universo grunge, prima su tutti la mancata pulizia (voluta) del suonato, che spesso aumenta decisamente all’alzarsi del ritmo ricreando all’orecchio la confusione (buona, ottima) di questo filone musicale; sembrano sapersi ripulire e rimettere in riga quando serve, senza puntare mai alla precisione assoluta.
Grandi spazi agli strumenti, che si prendono intere frazioni dei brani, e per fortuna: la voce è assolutamente inadatta in molti passaggi. Cerca di raggiungere altezze che non le appartengono, manca moltissimo della capacità di adattarsi ritrovandosi spesso ad abbassare drasticamente la qualità dell’intero lavoro. Test Yourself è la conferma assoluta: un’apertura dove si percepisce pienamente lo sforzo troppo alto che richiede a se stessa seguita da un ritornello assolutamente fuori tono. Risulta, purtroppo, difficile da sopportare.
È davvero difficile lodare il suonato che, per quanto sembri sempre di ottimo livello, è molto oscurato dalla voce. Si percepisce una qualità che non andrebbe ignorata, sebbene manchi spesso di innovazione e movimento, ma che andrebbe valorizzata molto di più: 20 January 2013 per esempio è molto bella fino all’ingresso del cantato.
Un lavoro difficile da portare fino alla fine, anche perché pare abbia preso troppo alla lettera l’esempio dei frattali a cui si riferiscono: sembra continui a ritornare su sè stesso, con cambi e variazioni poco apprezzabili. Urge un cambiamento di rotta significativo.