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[Anteprima Video]: laBase – Primavera

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“Primavera” è il primo video de laBase, formazione abruzzese che lo scorso febbraio ha esordito con il disco “Antropoparco”, sorta di concept-album intitolato con un neologismo che rappresenta quel luogo immaginario ma terribilmente reale dove l’essere umano e la collettività sono rinchiusi come in un recinto da cui è impossibile uscire.
Il clip è stato scritto e diretto da Stefano Bertelli (Caparezza, Marta sui Tubi, Marlene Kuntz) per Seen Films e racconta il tragitto di un pesciolino rosso sul tetto di un auto che percorre il paesaggio della bassa padana tra Ferrara e Rovigo dove sono state effettuate le riprese.

“Primavera” è uno dei brani più impattanti ed evocativi di “Antropoparco” e descrive in un crescendo elettrico a base di rapide immagini veritiere il ritorno alla vita di una persona che prende consapevolezza di come “dopo l’inverno c’è sempre primavera”. Il suo è un percorso di rinascita che passa inevitabilmente dalla sofferenza e da una morte esistenziale che genera un nuovo fiore e una nuova stagione.

“’Primavera’ è una canzone in bilico fra la vita e morte – racconta laBasee sullo stesso equilibrio precario si basa anche la vita del pesciolino che è stato dimenticato da chissà chi sul tetto di un’automobile, dentro un sacchetto di plastica che è il suo Antropoparco. Al contempo noi tre della band siamo come incastrati in una realtà bidimensionale e multicolor molto anni ’80 ed è da lì, dal nostro personale Antropoparco, che invochiamo un rinascimento individuale e collettivo. Lungo questi due piani si intrecciano i ricordi e le speranze del pesciolino, per arrivare ad un finale che lascia comunque nel dubbio su quale sia la sua fine.”

Quello di una presa di coscienza dell’essere umano, del resto, è uno dei temi-chiave di “Antropoparco”, lavoro nel quale laBase propone la propria visione musicale incentrata sull’incontro teso e potente di chitarra, basso e batteria, fra richiami new wave, ingenti dosi di rumore di marca stoner, qualche fenditura psichedelica e alcuni squarci post-rock. Su queste soluzioni sonore il gruppo impianta testi molto intensi e sentiti, che fotografano con immagini nitide e visionarie la realtà politico-sociale del presente e quella privata dell’individuo, entrambe senza punti fermi e serenità possibile. A questo nichilismo di fondo laBase contrappone una forma di lucido e vitale disincanto che trova in ogni traccia un esorcismo dal dolore e una possibile riconquista di quella “Primavera” di cui tutti abbiamo bisogno.

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