Questo è un disco che parla d’amore. O perlomeno di coppie. O perlomeno di coppie in cui quasi tutto va male. O perlomeno di coppie ipotetiche in cui Filippo Dr. Panico è innamorato e la coppia finisce qui.
È un disco strano, bellissimo ma strano, che non si capisce bene se chiamarlo cantautorale, rock, folk, punk, boh. È cantautorale perché i testi lo sono, in quel modo parzialmente scontroso che (purtroppo) è sempre meno diffuso e che fa poesia abbandonandone il lato melenso comunemente conosciuto. Rock perché le musiche lo sono (a volte, variano molto quindi forse ci sarebbe da descriverlo punto per punto). Punk per l’attitudine, la ricerca della discordia, i ritmi di alcuni pezzi e l’asciuttezza di altri. Boh perché unisce molti stili, molti strumenti: Ci Vorrebbe Una Notte è titolo del brano e unico testo e nonostante ciò prende da subito, Compari Scompari è indie nell’accezione italiana del termine (senza offesa eh) e nonostante ciò prende da subito.
L’unico filo conduttore è l’atteggiamento scanzonato della voce, che sembra sempre prendere una direzione e poi la cambia, sembra assolutamente seria e poi parla della sofferenza inevitabile verso la quale la mancanza di attitudine al cambiamento ci trascina e lo fa bestemmiando (ma in maniera spontanea, naturale, mica come una cosa brutta ma come una cosa che quando ci vuole ci vuole).
Filippo Dr. Panico è abbastanza geniale da soddisfare tutte le orecchie che abbiano un’attitudine al nuovo e un’attenzione particolare all’ironia che sembra infilare ovunque, scarna ed esacerbata. Bravo a Parole, oltre che alla definizione puntuale della figura specifica dell’autore, è un esempio assoluto della genialità di cui poco sopra: un testo che da solo forse verrebbe dimenticato subito, contornato dal fatto che chi canta parla con sé stesso e anticipa i versi futuri (che da spiegare è così, ma da ascoltare è molto meglio).